Ha suscitato scalpore ed anche reazioni da parte degli interessati l’articolo di stampa, pubblicato sulla pagina della Basilicata del “Quotidiano del Sud”, dell’incontro che, in occasione di una manifestazione promozionale della regione, svoltasi nel 2015 in America, il presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, ha avuto con Rosario Vizzari, ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria storico referente negli Stati Uniti del potente clan dei Piromalli.
Il giornale pubblica una foto che riprende il governatore lucano con Vizzari e titola “Pittella incontrò il referente del boss“, “L’abbraccio di Pittella ai Piromalli di New York“.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la Regione Bailicata, nell’organizzare l’evento nel 2015 e un’analoga manifestazione lo scorso anno per promuovere prodotti agrolimentari lucani, avrebbe fatto riferimento alla “Avant Garde Sales & Marketing inc”, in capo a Rosario Vizzari come i locali stessi dove le manifestazioni si sono svolte a New Jersey.
Come dicevamo, l’articolo ha suscitato reazioni. Qui di seguito riportiamo quanto dichiarato dal presidente Pittella, e due note rispettivamente di Sviluppo Basilicata, che ha curato gli eventi, del Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino e del Distretto Rurale delle Colline e Montagna Materana, che hanno partecipato alle iniziative promozionali.
Il Presidente Pittella risponde al “Quotidiano del Sud”
Dicembre 2015. Tre giorni a New York per il presepe lucano di Franco Artese nella cattedrale di St. Patrick. In concomitanza una tappa del progetto Mapping sull’internazionalizzazione, alla quale ho preso parte. In questi giorni apprendiamo di un inchiesta che coinvolge una delle tante persone incontrate. Oggi un giornale titola così: “Pittella incontrò il referente del boss”. Non ho rabbia, né rancore, forse un po’ disgusto. A valle di ciò ho pensato di condividere con voi questa riflessione inviata al direttore del giornale.
“Gentile direttore,
Ho sorriso stamattina. Ho sorriso leggendo il titolo in prima pagina “Pittella incontrò il referente del boss”. Ed in quel momento mi sono chiesto: ora chi spiega ai cittadini la circostanza di quell’incontro pubblico ed istituzionale? Ora chi spiega che quel titolo riportato in prima pagina richiama una inaugurazione alla quale un Presidente di Regione ha partecipato incontrando quanti in quel giorno erano presenti e facendo anche foto di rito? Certo, i fatti sono fatti e vanno sempre riportati, ponendo attenzione al modo e alle parole che sono uno strumento nelle mani di ciascuno di noi, da utilizzare nel rispetto di ruoli e funzioni con la massima responsabilità e consapevolezza. Quelle domande però restano nel vuoto e mi fanno sorridere ancora. Perché sará complicato togliere una ‘frase di sei parole’ dalle menti di chi le ha lette e di chi vive da lontano e con memoria più leggera i fatti. E allora sorridere mi alleggerisce del peso di un tema che va affrontato e con il quale mi confronto quotidianamente da uomo delle istituzioni, sempre in prima linea. Il ruolo dell’informazione e degli effetti che provoca non può cadere nel vuoto come le mie domande di stamane. Perché é quella informazione che costruisce il percepito e plasma l’opinione pubblica, inoculando come accade da tempo il seme del sospetto, del tutto sbagliato, del malcostume e del malaffare. Sono convinto che condividerà con me questa riflessione, perché sono convinto che come me, anche voi nell’esercizio della vostra importante professione vi ponete domande, chiedendovi se i fatti corrispondono al vero e se quei fatti riportati in un certo modo possono essere tendenziosi o costituire già condanne. So che vi chiedete se é eticamente e moralmente corretto raccontare, lasciandovi guidare dalla deontologia, un avvenimento anziché un altro. Come sono convinto che vi chiedete se un titolo o un articolo, che diventa la notizia del giorno, pregiudichi il giudizio sull’operato di una persona pubblica o per dirla meglio di un uomo. I social ci portano a confrontarci in maniera dirompente con il “percepito” e a rincorrere opinioni che diventano “realtà” e portano voi a confrontarvi su quale sia il ruolo di una professione che va difesa nei suoi fondamenti deontologici e distinta dal mare magnum di una rete che genera “professionisti disinformati del racconto”. Noi non possiamo starci. A noi il compito di verificare. A noi il compito di non lasciarci trascinare dall’impeto eroico di una tastiera ma di ragionare su quanto andremo a dire e fare, e sui giudizi non espressi ma lasciati intendere e sottaciuti. A noi spetta quel compito più che agli altri, per evitare che una persona incontrata una volta e con la quale ci si é scambiati parole di circostanza diventi un amico fraterno ‘da abbracciare’ e con il quale si ha percorsi da condividere. Tutto questo richiede impegno. Ci invita a spogliarci dei vestiti che ci siamo cuciti addosso e di vestirci dei panni degli altri, che di sicuro non ci calzeranno a pennello, ma che vanno provati e tenuti in considerazione. Solo cosi eviteremo racconti sommari. Solo così eviteremo derive populiste insieme al radicamento di estremismi di fronte ai quali ogni nostra parola si infrange nel vuoto perché giudicata sbagliata a priori. Come a priori una stretta di mano, per me come per voi, non può diventare un patto di sangue o seme del sospetto. Il bellissimo esercizio della democrazia ci consente di aprirci alla pluralità delle voci e ci permette di essere liberi. E quella libertà, la vostra come la mia, va difesa dal gioco di facili sofismi e costruzioni manichee. Io, gentile direttore, voglio essere libero da pregiudizievoli schemi mentali e difendere oggi come domani, la banale linearità di ciò che accade. Le dietrologie le lascio, come so che fate anche voi, a chi decide di indossare il costume etico del detrattore. Il mio, come sono sicuro anche il vostro costume, é quello della trasparenza. É con questo sentimento che mi sento di condividere con voi queste poche riflessioni, sicuro che torneremo nella nostra quotidianità e nelle nostre case, con l’intento comune di essere portatori di una sana normalità e di semplici e banali verità.”
La nota di Sviluppo Basilicata
Sviluppo Basilicata ha appreso da fonti giornalistiche che un gruppo imprenditoriale statunitense, fornitore di servizi in relazione al progetto “Mapping” (internazionalizzazione di imprese lucane) risulta coinvolto in un’inchiesta della DDA di Reggio Calabria.
Tale rapporto, ormai concluso, risale al 2014 (epoca in cui i distretti interessati avviarono una collaborazione con l’impresa in questione) e si inserisce in un complesso e articolato programma che ha comportato la realizzazione di eventi in vari Paesi europei ed extraeuropei e conseguentemente relazioni commerciali con svariati fornitori. I risultati generati sono stati molto confortanti, come peraltro attestato dal riconoscimento del progetto Mapping nell’ambito dell’iniziativa europea “Regiostar awards” del 2016.
Mapping, come noto, ha interessato tre diversi ambiti produttivi: mobile/imbottito “Casa Matera”, corsetteria di Lavello “B-Wear”, agroalimentare “Basilicata Fine Foods” e si è sviluppato attraverso numerosissime iniziative tematiche ed eventi istituzionali che hanno interessato numerosi imprenditori e tantissime persone e su cui, per completezza e verità, alleghiamo scheda progettuale nonché galleria fotografica.
Sviluppo Basilicata è totalmente estranea a qualsivoglia coinvolgimento in circostanze riconducibili all’inchiesta balzata agli onori della cronaca e attiverà, in stretta connessione con la Regione Basilicata, ogni azione utile a tutelare, in tutte le sedi opportune, l’immagine e gli interessi di istituzioni e persone che nulla hanno a che vedere con soggetti e fatti dell’inchiesta e che invece hanno agito con la massima trasparenza e rigore, ad esclusivo vantaggio dello sviluppo economico del territorio lucano”.
La nota congiunta del Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino e del Distretto Rurale delle Colline e Montana Materana
In riferimento a quanto riportato da alcuni organi di stampa, circa l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, il Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino ed il Distretto Rurale delle Colline e Montagna Materana chiariscono che le relazioni commerciali intercorse con il gruppo imprenditoriale statunitense, coinvolto nell’indagine, rientravano nel più articolato progetto “Basilicata in Cluster”. Ed esprimono il proprio rammarico per l’accostamento a fatti ed organizzazioni malavitose estranee dalle attività, dai partner e dalle personalità lucane coinvolte nel progetto.
“Basilicata in Cluster”, oltre a favorire la realizzazione di azioni di penetrazione commerciale nel mercato USA attraverso la società Avant Garde, ha previsto, a partire dal 2014, numerose attività anche su altri mercati (Germania e Regno Unito); assistenza alle imprese per l’adeguamento delle procedure dell’export, incoming con operatori inglesi e promozione dei prodotti agroalimentari attraverso il Ministero degli Esteri, all’interno del programma Italian Cousine Week, che ha consentito a diverse aziende lucane di avviare relazioni commerciali.
Le relazioni progettuali con la società statunitense hanno, dunque, riguardato solo una delle diverse linee di intervento del programma di internazionalizzazione e, specificatamente, quelle relative alla realizzazione di interventi di penetrazione commerciale dei prodotti agroalimentari nel mercato USA della grande distribuzione e dei Gourmet Market.
La collaborazione con la suddetta società è stata ponderata attraverso la verifica, mediante una missione esplorativa del marzo 2015, delle referenze commerciali , del possesso delle certificazioni e delle licenze abilitanti all’import-export rilasciati dal Governo Statunitense e sulla possibilità di garantire dei test di promocommercializzazione all’interno di importanti e riconosciute catene di supermercati o punti vendita selezionati dello Stato di New York.
Le notizie diffuse in questi giorni sui giornali hanno colto di sorpresa anche i Distretti che, seppur avendo avuto esclusivamente relazioni di tipo professionale con la società Avant Garde, non avrebbero potuto in alcun modo immaginare che le competenze possedute dalla suddetta società fossero legate a presunte associazioni a delinquere.