Dopo il sequestro da parte della magistratura di 52 impianti di depurazione in provincia di Potenza, i responsabili di Acquedotto Lucano, l’ente demandato alla gestione, chiariscono la loro posizione.
Intanto precisano che nessun problema esiste per le popolazioni, essendo gli impianti, sebbene sequestrati, in funzione come disposto della magistratura che non contesta alcun reato ambientale.
I reati contestati riguardano invece, come già detto in un precedente articolo, la mancanza della prevista autorizzazione unica ambientale (A.U.A).
A riguardo, i responsabili di Acquedotto Lucano precisano che “la titolarità a richiedere l’Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A) per gli impianti di depurazione è in capo ad Acquedotto Lucano soltanto dallo scorso mese di ottobre, e non lo è, ancora oggi, nemmeno per tutti gli impianti ma soltanto per una parte di essi: precisamente quelli che riguardano 75 dei 131 comuni gestiti”.
La competenza a richiedere le autorizzazioni allo scarico – prosegue la nota di Acquedotto Lucano – è stata disciplinata dalla Regione Basilicata il 22 giugno scorso, con l’emanazione della Delibera di Giunta Regionale n. 689 (“Linee guida regionali in materia di autorizzazione unica ambientale e adozione del modello semplificato ed unificato per la richiesta di autorizzazione unica ambientale”).
Delibera che dispone che “relativamente ai procedimenti autorizzativi degli impianti di depurazione di competenza del servizio idrico integrato l’Egrib emana opportuno provvedimento in nome e per conto dei Comuni, al fine di delegare il gestore (Acquedotto Lucano SpA) a richiedere l’autorizzazione allo scarico degli impianti di depurazione di competenza”.
La delega ad Acquedotto Lucano, come detto, è giunta lo scorso mese di ottobre, a seguito della delibera n. 37 dell’Egrib ed è relativa solo a 75 Comuni. Da qual momento, – si afferma nella nota – Acquedotto Lucano ha agito tempestivamente, richiedendo l’Autorizzazione Unica Ambientale per 23 impianti di depurazione con potenzialità superiore a 10 mila abitanti equivalenti (terminologia che si riferisce alla capacità depurativa dell’impianto, prescindendo dall’effettivo numero di abitanti che lo adoperano), mentre per i restanti depuratori, i procedimenti di richiesta risultano già in corso.
Nella nota si precisa inoltre che 3 dei 52 impianti posti sotto sequestro non sono gestiti da Acquedotto Lucano: Marsico Nuovo (Frazione Pergola) e Albano di Lucania, mentre quello di San Fele (Santa Filomena) è stato dismesso.