“Stiamo parlando della gravissima situazione provocata dalla ex Materit, una fabbrica che lavorava l’amianto, nonché dalla ex Liquichimica e dalla ex Enichem, tutte aziende che operavano nell’area industriale della Valbasento.
E’ uno scandalo che deve essere chiarito in tutta la sua complessità e drammaticità almeno per quattro motivi: perché è necessario fare luce sulla morte di centinaia di persone che sarebbero decedute per malattie tumorali causate dall’inquinamento industriale; perché ci sono ritardi inauditi per la bonifica delle aree coinvolte; perché i rifiuti nocivi e pericolosi non sono stati rimossi e continuano a mettere a rischio la salute pubblica e l’ambiente; perché il protocollo di sorveglianza sanitaria per gli ex lavoratori e per i familiari è parziale e andrebbe incrementato.
Si tratterà di capire come sia stato possibile che in oltre venti anni di palleggiamenti vari, le istituzioni pubbliche regionali e nazionali, gli organi di controllo e la magistratura, non abbiano affrontato l’emergenza in corso con la determinazione che occorre in vicende come queste.
E’ una delle pagine più brutte della Basilicata sulle quali non è possibile continuare a tergiversare. E’ l’esempio di come la politica e le istituzioni abbiano fallito miseramente. E questo, nonostante, nel corso degli anni, alcune meritevoli associazioni e organi di informazione abbiano tentato di tenere i riflettori accesi.
Non è possibile apprendere che lo stabilimento e le aree dismesse della ex Materit, che è stata in attività dal 1973 al 1989, siano custodite alla meno peggio e che dentro ci siano ancora 500-600 sacconi da mille chili di amianto ciascuno che aspettano di essere bonificati. Oltre a questo ci sono tonnellate di fanghi e di manufatti d’amianto sotterrati nei 76mila metri quadrati di pertinenza dell’industria, varie tonnellate abbandonate all’aperto, e coperte solo da un telone, in un’area accanto alla statale 407 Basentana, ad un chilometro circa dall’uscita per Pisticci“.
Protocolli sanitari e riconoscimento delle malattie professionali, interventi di bonifica e mancata fiducia negli enti preposti al controllo nonché nel Ministero dell’ambiente gli altri punti analizzati dall’eurodeputato il quale si sofferma anche sull’operato della Regione Basilicata, che, afferma Pedicini, “deve dare conto dei ritardi e deve assumersi le responsabilità delle inefficienze e inadempienze“.