Accogliamo con piacere l'”assist” che ci serve Giuseppe Marco Albano attraverso il post pubblicato qualche ora fa sulla sua pagina Facebook, riguardante la questione del Capodanno Rai a Potenza e del suo giudizio sul capoluogo lucano, che avevamo trattato in un precedente articolo (leggi). Lo accogliamo con piacere per provare a rimediare all’autogol fatto in precedenza. E non ci riferiamo al contenuto del nostro articolo bensì alla polemica che ha prodotto soprattutto sui social che ne ha completamente capovolto l’obiettivo: quello, cioè, di provare a smussare la spigolosa e accesa contrapposizione che ancora oggi interessa Potenza e Matera. La discussione nata, infatti, sfociata anche in affermazioni violente, non ha fatto altro che inasprire ulteriormente il dibattito. E di questo ci dispiace. Ma non sempre è possibile prevedere le conseguenze né, tantomeno, sarebbe giusto e “intellettualmente onesto” evitarle a priori per timore di offendere qualcuno.
Detto ciò riportiamo di seguito il post di Giuseppe Marco Albano.
Cari fratelli e sorelle lucane, vorrei con leggerezza – quella stessa che ha mosso il post incriminato – esprimere il mio rammarico per le inimmaginabili conseguenze della condivisione su questo social di un giudizio di natura estetica sulla città di Potenza, la quale non ha mai annoverato tra i suoi meriti quelli urbanistici ed architettonici. Questo è un dato di fatto a cui potrebbe obiettare solo l’orgoglio campanilistico, che esclude l’oggettività per sua natura. È invece legittimo non concordare sull’iniziativa di fare di questo dato l’oggetto di una battuta di spirito da parte mia, alla quale, con il senno di poi, rinuncerei sebbene a malincuore, perché la rinuncia all’ironia è sempre sofferta. Un senno di poi innescato non dalle offese o le variegate manifestazioni di disprezzo rivoltemi sui social, bensì dall’aver ritrovato le mie tre banali righe, che non avevano altra pretesa se non l’aggettivo che qui le definisce, su gran parte delle testate giornalistiche nostrane, le stesse che in tempi recenti mi hanno presentato come artista dall’indiscusso talento e lucanità facendo dei miei piccoli successi un motivo d’orgoglio per la nostra sempre bistrattata regione. La Basilicata vanta un popolo straordinario a cui tento di dare voce con le mie storie, un popolo che vive una dimensione inafferrabile di intimità e diffidenza, accoglienza e distacco, a cui continuamente mi avvicino e sempre mi sfugge, e più mi avvicino più questa mi sfugge, ancora e di nuovo. Se fosse altrimenti non avrei più storie da raccontare. Da cineasta italiano non posso non fare riferimento alla lezione del neorealismo che faceva della sciagura un’opera d’arte e che ho raccolto, maldestramente penserà qualcuno e ben venga, tentando di innaffiare una terra disgraziata in cui sono seminate poesie. Io sono solo un raccontastorie, mostro storie che già esistono, innaffio semi che sono già lì da sempre, come la nostra storia, quella di noi tutti, che ci emozioniamo all’unisono sulla stessa nota e che ci denigriamo su un social network per una battuta inappropriata fino a farne una notizia alternativa al pronostico su come i lucani trascorreranno il capodanno. Perdiamo una previsione ma ci resta una constatazione: la terra del silenzio ha voce e parole in abbondanza dalla grande eco, peccato però che risuoni solo quando si tratta di sterili polemiche.
A voi la palla amici giornalisti: io ho passato, ora tocca a voi segnare.
Auguro a tutti un sereno 2017, di cuore.
Giuseppe Marco Albano.