Mercoledì 28 settembre, a Viggiano, è ripreso il confronto sui cambi di appalto nell’indotto che ruota intorno al centro olio Eni. Tre gli accordi sottoscritti ieri da aziende uscenti e subentranti, sindacati e compagnia petrolifera che riguardano alcuni lotti di manutenzione elettro-meccanica. Ricollocata la quasi totalità degli addetti. Ma sul futuro del distretto petrolifero lucano pesano gli scenari internazionali – anche se l’accordo tra i paesi Opec sul taglio alla produzione raggiunto al summit di Algeri dovrebbe far risalire le quotazioni – e la fine dei lavori di costruzione della quinta linea del centro olio. Il timore, per i sindacati, è che in prospettiva si determini una sensibile riduzione dei posti di lavoro.
I segretari di Fim Fiom Uilm, Salvatore Troiano, Emanuele De Nicola e Giovanni Galgano, parlano di “prime risposte positive”, ma sottolineano che “c’è ancora molto da fare per attuare concretamente i contenuti del contratto di sito. È iniziato un percorso in cui anche Eni si è impegnata a dare risposte positive sul piano occupazionale nei cambi di appalto. La cornice c’è già ed è l’accordo di sito”.
Fim Fiom Uilm, insieme alle segreterie confederali – ieri rappresentante dai segretari Vincenzo Esposito (Cgil), Enrico Gambardella (Cisl) e Antonio Deoregi (Uil) – spostano lo sguardo più avanti e, temendo un rallentamento occupazionale intorno al centro olio, in particolare per la conclusione dei lavori sulla quinta linea, chiedono la convocazione di un tavolo politico regionale con Regione, sindacati, Eni e Comuni per gettare le basi di un piano di sviluppo in grado di immaginare e insediare attività alternative o complementari a quelle petrolifere. L’obiettivo è garantire i posti di lavoro attuali, ma anche di crearne di nuovi con nuovi investimenti. Si pensa in particolare alle attività legate alla cosiddetta green economy sulla quale – per i sindacati – il contributo di Eni potrebbe essere determinante.