Migliorare la resistenza ai terremoti degli edifici presenti in cinque centri della Val d’Agri potrebbe avere un costo complessivo di circa 175 milioni di euro, attraverso un programma d’intervento sviluppato in dieci anni che “appare compatibile con le disponibilità derivanti dalle royalties” e che “consentirebbe di ridurre drasticamente i danni in caso di futuri terremoti coerenti con la pericolosità sismica naturale della zona”.
E’ una delle conclusioni contenute nello studio “Towards an action plan for the seismic risk mitigation of the residential building stock in Val d’Agri area, Italy” (Verso un piano d’azione per la mitigazione del rischio sismico del patrimonio edilizio residenziale della Val d’Agri), che sintetizza un’attività decennale sul tema della riduzione del rischio sismico, in parte già pubblicato su riviste nazionali ed internazionali.
Lo studio – realizzato dall’Università della Basilicata – è stato presentato dal professor Angelo Masi, ordinario di Tecnica delle Costruzioni nell’Unibas, nel corso della 35/a Conferenza Internazionale della Società Sismologica Europea, che si è svolta a Trieste dal 4 al 10 settembre 2016, con la partecipazione di 500 ricercatori, provenienti da 50 diversi Paesi, 25 sessioni tematiche e oltre 600 lavori scientifici.
Il comitato scientifico del convegno è stato coordinato dal prof. Marco Mucciarelli (docente di Sismologia nell’Università della Basilicata, attualmente direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell’Ogs di Trieste). Tra le diverse sessioni previste nel corso della Conferenza, è stato previsto uno spazio dedicato al tema in comune tra la comunità sismologica e quella ingegneristica attraverso una sessione congiunta tra la Esc e la European Association for Earthquake Engineering. Il coordinamento di questa sessione (“Engineering seismology in the risk evaluation of built environment”, Sismologia applicata alla valutazione del rischio del patrimonio edilizio) è stato affidato ad Angelo Masi, ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università della Basilicata, ed a Maria Rosaria Gallipoli del CNR-IMAA di Tito.
La Val d’Agri, “oltre ad essere una delle aree più sismiche della penisola”, ha spiegato Masi, “ha un ruolo strategico, poiché circa il 70% delle estrazioni petrolifere nazionali deriva dai suoi giacimenti. Negli ultimi anni, proprio le estrazioni petrolifere hanno indirizzato l’attenzione delle comunità su due questioni principali. Da un lato, il possibile impatto ambientale e, in particolare, la questione molto dibattuta di terremoti eventualmente indotti o innescati dalle estrazioni. Dall’altra parte, la possibilità che una parte delle rilevanti risorse provenienti dai canoni sulle attività di estrazione (royalties) possano essere utilizzate per l’attuazione di un vasto programma di riduzione della vulnerabilità delle strutture esistenti, programma che sia indirizzato, in primis, alla riduzione del rischio derivante dalla pericolosità sismica naturale e, di conseguenza, dalla eventuale sismicità indotta o innescata”.
Lo studio ha quindi proposto alcuni elementi di ordine tecnico ed economico per la definizione di un piano d’azione per la mitigazione del rischio sismico del patrimonio edilizio residenziale definendo costi necessari alla sua attuazione e tempi di realizzazione.
In particolare, partendo dalla conoscenza delle caratteristiche tipologiche degli edifici, censite nell’ambito di precedenti convenzioni di ricerca tra la Regione Basilicata e l’Ateneo lucano, sono state stimate le perdite attese in termini di danni agli edifici, e i costi necessari alla riparazione dei danni attesi in 18 Comuni collocati in Val d’Agri. Un’attenzione particolare è stata dedicata ai cinque centri più direttamente coinvolti nelle estrazioni e nell’attribuzione delle royalties, ossia Viggiano, Grumento Nova, Montemurro, Marsico Vetere e Marsico Nuovo (Potenza). Sulla base di queste valutazioni è stata proposta una strategia per la riduzione del rischio sismico, e quindi delle perdite attese, attraverso la realizzazione d’interventi per la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici residenziali con la definizione dei costi necessari, degli importi annui d’investimento e del cronoprogramma di attuazione. “L’Università della Basilicata, la Scuola di Ingegneria e, nel caso specifico, il nostro gruppo di ricerca – ha concluso Masi – sono impegnati, ancora una volta, nello sviluppo di ricerche proposte e sottoposte alla valutazione della comunità scientifica internazionale con un’attenzione ai temi e ai metodi più avanzati in ambito nazionale e internazionale ma intese anche a dare un contributo diretto alla soluzione di problematiche rilevanti e peculiari della comunità e del territorio della Basilicata”.