“L’acquisto dei dispositivi sanitari da parte delle strutture del Servizio Sanitario regionale rappresenta da sempre una voce critica, sotto il profilo dei costi, del bilancio pubblico regionale, ma oggi si scopre che il prezzo di acquisto degli stent coronarici è letteralmente schizzato alle stelle tanto da rendere la Basilicata l’osservata speciale del neocommissario alla spending review del Governo Yoram Gutgeld”.
E’ quanto sostenuto dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli, il quale nel commentare il report sulla variabilità tra le regioni d’Italia dei prezzi di acquisto dei beni sanitari ha tenuto a sottolineare che “gli stent coronarici acquistati dagli ospedali lucani sono stati pagati per il 57% tra 840 e 1000 euro e per il 34% oltre i 1000 euro , mentre altre regioni come il Veneto acquistano lo stesso bene ad un prezzo decisamente inferiore, spendendo tra 190 e 370 euro per il 71% degli stent coronarici acquistati e tra 420 e 470 euro per il restante 27%”.
Fa specie ha quindi precisato Napoli “che dispositivi sanitari assolutamente uguali facciano registrare costi tanto diversi a seconda delle regioni dove gli acquisti vengono effettuati”, eppure ha proseguito l’esponente azzurro “sono anni che nel dibattito pubblico sulla razionalizzazione della spesa sanitaria tutti sono concordi sulla necessità che la stessa siringa abbia costi uguali a Milano, Roma e Palermo”
Né può ignorarsi ha continuato Napoli “che la normativa di riferimento, in particolare i decreti attuativi del federalismo fiscale sui costi standard e il sistema degli acquisti centralizzati in uno alla la previsione di idonee strutture amministrative deputate ad elaborare i prezzi di riferimento dei beni e dei servizi sanitari come Agenas, costituiscano un valido supporto per le regioni nel percorso di appropriatezza gestionale che rappresenta il vero antidoto agli sprechi e alla corruzione”.
Insomma a dire di Napoli si è al cospetto “di un percorso che in Basilicata, alla luce delle risultanze del report pubblicato dal Sole 24 Ore qualche giorno fa, appare ancora lungo e tortuoso”.
A pochi mesi di distanza dai rilievi dell’ANAC, che aveva stigmatizzato il modus operandi della regione Basilicata nella quale, per anni, quasi il 50% degli affidamenti del Servizio Sanitario per un valore complessivo di circa 120 milioni di euro è stato fatto con procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara e senza l’osservanza della procedure ad evidenza pubblica richiesta dal codice degli appalti, un ulteriore conferma della difficoltà nella nostra regione di ricondurre l’asticella della spesa sanitaria all’interno di dinamiche virtuose e sostenibili.