Le persistenti piogge e i conseguenti allagamenti di questi giorni hanno prodotto danni ingenti nel Lavellese compromettendo la prosecuzione della campagna pomodoro. Lo segnala la Cia di Lavello, sollecitando l’attivazione da parte della Regione di tutte le misure necessarie al censimento dei danni e alla dichiarazione di stato di calamità naturale per consentire le procedure di risarcimento ed aiuto ai produttori.
Secondo la Cia, almeno un terzo del pomodoro nel Lavellese a causa dell’acqua e dell’umidità non è ancora stato raccolto e per gran parte non sarà più raccolto sino a marcire nei campi. Come è noto la produzione di pomodoro nell’area è medio-tardiva mentre in altre della Basilicata la campagna è già finita. Anche colture ortive di pregio non potranno più essere raccolte. Di fronte ad un evento cosi’ eccezionale nelle forme, nella durata, nella vastità del territorio colpito e nel numero delle aziende agricole coinvolte , occorre – si legge nel comunicato – che venga dichiarato urgentemente lo stato di calamità naturale, al quale devono seguire provvedimenti che aiutino le aziende agricole a superare questo drammatico momento, quali aiuti economici e rinvio di tutte le scadenze bancarie, contributive e fiscali.
Nel sottolineare che il pomodoro è il prodotto più importante per l’economia del comprensorio la Cia di Lavello unitamente all’Ufficio di Presidenza regionale così chiede la immediata quantificazione dei danni con relativo risarcimento, per le aziende colpite dal maltempo, al fine di mettere nelle condizioni le imprese danneggiate di riprendere le normali attività, e chiede, inoltre, che siano messi subito a disposizione fondi straordinari ed adeguati.
Noi riteniamo –sostiene la nota- che vada fatta, anche al di là delle norme codificate e previste per le calamità naturali, una riflessione più generale su come affrontare i frequenti eventi calamitosi. Riflessione che tocca la sfera degli agricoltori, ma anche quella delle istituzioni regionali e locali. Un sistema da ripensare per la Cia che non può essere affidato al solo piano assicurativo, per altro molto costoso, previsto per le colture a rischio e che non può essere realizzabile senza la partecipazione delle comunità locali e delle forze che sul territorio sono abituate ad operare. La Cia sollecita il governo a ripristinare il Fondo di solidarieta’ nazionale. Non e’ pensabile – conclude la nota – che per risarcire gli agricoltori dai danni subiti dalle calamita’ si attinga ai fondi degli aiuti comunitari, sottratti dagli aiuti diretti agli agricoltori per migliorare la qualita’ e la commercializzazione dei prodotti.