Vanno giù duri Eustacchio Nicoletti ed Anna Russelli, rispettivamente segretario della Cgil di Matera e componente della segreteria regionale del sindacato, per quanto riguarda la questione degli asili nido in Basilicata e, più in generale, la politica a favore dell’infanzia.
“Dispiace ancora constatare che nella Regione Basilicata – sostengono – persevera l’idea che l’infanzia appartenga ad “uso privatistico” che la rende strumentalmente “età assoggettata” e riconosciuta solo dall’istituzione nella quale è inserita e che ne esclude la possibilità di considerarla come “classe sociale”.
In Basilicata continua a mancare – proseguono Nicoletti e Russelli – il punto di partenza rappresentato dalla consapevolezza che sia ancora da costruire il “Progetto infanzia” e che sarà possibile realizzare quando l’infanzia stessa non sarà considerata un problema (abbandonata o iperprotetta) ma come una risorsa attiva e produttiva”.
Perchè questo avvenga è necessario che vengano riconosciuti alcuni diritti inalienabili: diritto all’educazione; diritto all’istruzione; diritto al rispetto dell’identità personale, etnica, culturale e religiosa.
Diritti che, secondo Nicoletti e Russelli, non sono riconosciuti nel momento in cui “quando si parla di asili nido e scuola dell’infanzia, il dibattito tende al “ribasso” confondendo artatamente la razionalizzazione con la riforma derogando dal significato che riformare non significa soltanto tagliare costi ma anche rilanciare la qualità e riorganizzare il servizio per migliorarlo.
La gravità si accentua allorquando ci si limita a realizzare “tagli lineari” ed “interventi ragionieristici” che caricano le famiglie già fortemente compromesse dalle condizioni determinate dalla crisi economica”.
A conferma di quanto affermato, i due rappresentanti della Cgil fanno riferimento alla recente decisione del Comune di Matera di rincarare le tariffe, già esose rispetto alle altre città dove le stesse famiglie con un reddito “medio” a Milano pagano 232 euro e stranamente a Matera 350 euro; alla decisione dell’anno scorso della Regione di tagliare ben 500mila euro alle sezioni primavera, decisione che avrà impatti fortemente negativi (in particolare sulla città di Potenza), per la forte carenza di posti disponibili rispetto al fabbisogno stimato.
Ci sono poi i dati Istat 2014 che confermano il divario tra le regioni italiane, con la Basilicata che si attesta tra le regioni meno virtuose per quanto riguarda asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: rispetto alla già bassa media nazionale a cui il servizio infanzia si rivolge (13%), la Basilicata si attesta soltanto al 6,9% seguita solo dalla Sicilia, Puglia, Campania e Calabria mentre i territori più virtuosi come l’Emilia Romagna e la provincia di Trento, si attestano rispettivamente il 26,8% ed al 22,9%.
Fin qui l’analisi della situazione esistente in Basilicata. Nicoletti e Russelli fanno proposte per migliorare la situazione, con la redazione, come si accennava, di un “progetto infanzia regionale”, che dovrebbe prevedere, fra l’altro, :
– il monitoraggio della situazione reale dell’infanzia in Basilicata affinchè si giunga ad una rilevazione puntuale dei bisogni 0/6 anni;
– l’approvazione della legge regionale il diritto delle bambine e dei bambini all’educazione e all’istruzione dalla nascita fino a sei anni che normi: l’individuazione dei criteri per la realizzazione, la gestioni ed il controllo dei servizi pubblici e privati;
– la definizione dei requisiti strutturali e organizzativi, dei criteri per la realizzazione ed il funzionamento e delle regole per il rilascio delle autorizzazioni;
– il riconoscimento del nido d’infanzia come un servizio educativo e sociale di interesse pubblico;
– l’istituzione dei servizi integrativi e sperimentali al nido per dare risposte flessibili e differenziate in relazione alle esigenze delle famiglie;
– la costituzione di un sistema educativo integrato tra nidi d’infanzia, servizi integrati e servizi sperimentali; la definizione dei ruoli e le funzioni degli enti locali (Regione, Provincia e Comuni);
– l’istituzione di un fondo unico per le politiche dell’infanzia (a cui riservare da subito almeno 5 milioni di euro utilizzando la programmazione europea) per ampliare i servizi e ridurne il peso economico sulle famiglie, ottenendo cosi anche la creazione di almeno mille posti di lavoro nel settore.