“La gara aggregata per l’aggiudicazione dei servizi di pulizia nella sanità lucana va avanti per i lotti che riguardano l’Asp, l’Asm, il Crob e i servizi integrati. L’annullamento del Tar, con sentenza del nove agosto scorso, riguarda esclusivamente il lotto del San Carlo, per un importo di 22,9 milioni di euro. Tali risorse ammontano a circa un quarto del volume complessivo di gara. Avverso la sentenza del Tar, la Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata chiederà alla Giunta regionale di proporre appello in Consiglio di Stato per assodare il principio che, a fronte di una gara Consip non ancora espletata e a due anni dalla scadenza dei contratti per Asp, Asm e Crob, la Regione incorreva negli obblighi imposti dalla legge nazionale e da due leggi regionali”.
E’ quanto precisa il dirigente generale della Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata, Angelo Raffaele Rinaldi, a seguito di alcune notizie diffuse dalla stampa locale, nelle quali si indicava la sospensione dell’intera gara aggregata.
“Con la gara – spiega Rinaldi – siamo andati nel solco della legge promossa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e finalizzata all’ottenimento della massima economia di spesa e alla lotta alle mafie e alla corruzione. Il ricorso che proporremo al Consiglio di Stato –aggiunge Rinaldi – sarà finalizzato a ribadire le ragioni di interesse pubblico primario, sottese all’espletamento della gara. Questa gara aggregata nasce infatti già dal 2012 per soddisfare le esigenze contrattuali di tutte le Aziende sanitarie della regione Basilicata. L’importo originario complessivo a base d’asta era di 101 milioni di euro, poi ricondotto, con una rettifica del mese di marzo 2016 , a 84 milioni di euro complessivi. La ditta che ha presentato ricorso al Tar attualmente ha un contratto di servizio con l’Azienda Ospedaliera San Carlo, in scadenza il 4 ottobre 2016 . La stessa si è ritenuta lesa, obiettando che la Regione avrebbe dovuto attendere l’aggiudicazione di una gara già prevista da Consip nel 2014. Tale gara ad oggi non è stata però ancora espletata e non si ha certezza alcuna. La ditta ha ritenuto inoltre che, con la nuova gara, sarebbe stata preclusa la possibilità, che non è una obbligo ma una facoltà dell’Azienda, di prorogare il contratto alla sua scadenza.
La sentenza del Tar – osserva Rinaldi – ripristina lo stato ex ante. Conseguenza di ciò sarà che il 4 ottobre prossimo, data di scadenza del contratto, in caso di assenza di contratto ponte, il San Carlo potrebbe essere costretto a ricorrere all’istituto della proroga. Lo stesso Tar però richiama l’articolo di legge che vieta alle Aziende sanitarie la proroga dei contatti. Evenienza più volte sottolineata anche dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Per il lotto del San Carlo la base d’asta era di 22,9 milioni di euro, la proroga costerebbe invece 26 milioni di euro.
Da quando sono stati costituiti i soggetti aggregatori in Italia, per iniziativa del Ministero dell’Economia- spiega Rinaldi – le 35 mila stazioni appaltanti sono state ridotte a 35 soggetti aggregatori. Fino ad oggi, nei casi in cui abbiamo fatto gare aggregate, abbiamo dimostrato che si consegue una reale economia di scala che può raggiungere anche il 20%. Con la gara dei farmaci che prevedeva una base d’asta di 238 milioni di euro abbiamo, ad esempio – sottolinea Rinaldi- conseguito un risparmio di 33 milioni di euro, pari al 16,7 %. Per tali ragioni – conclude Rinaldi – possiamo affermare con certezza che con i nostri bandi aggregati abbiamo sposato in pieno le ragioni dell’interesse pubblico al risparmio e alla lotta alle mafie e alla corruzione, fatto questo che intendiamo rimarcare anche attraverso il nostro ricorso al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar”.