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Letto Abriola-Sellata: intervista a Saverio D'Emilio
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Sport

Abriola-Sellata: intervista a Saverio D'Emilio

USB - Ufficio Stampa Basilicata 9 Luglio 2016
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Saverio D’Emilio, giovanissimo ai tempi della prima edizione, ricorda l’entusiasmo che caratterizzava i partecipanti sin dalle fasi preparatorie della gara e ci racconta la sua passione per i motori che lo ha portato a voler provare sempre auto diverse.
d'emilio
D’Emilio un ricordo in particolare di quella che era l’Abriola – Sellata delle origini…
Nel 1971 è iniziata l’avventura grazie a un gruppo di appassionati e con il presidente Solimena che è stato il promotore. All’epoca io ero la mascotte del gruppo, ero il più giovane, avevo 21 anni. In quell’anno nacque anche la scuderia Lupi di Lucania. Ricordo l’entusiasmo, la gente, la partecipazione era sentita, sia dai potentini sia ad Abriola. Si andava quasi tutte le sere, almeno un mese prima, a vedere il percorso. Vivevamo la comunità di Abriola, incontravamo gente, amici, si cenava la sera all’unica trattoria che c’era lungo il percorso, all’aperto. Era una cosa veramente goliardica proprio perché c’era l’entusiasmo dell’inizio. Questo entusiasmo è durato almeno per una quindicina d’anni, anche perché la gara è diventata europea. Abbiamo avuto sempre piloti di calibro nazionale e internazionale, quindi era una corsa appetibile a tanti e al pubblico che ci seguiva veramente in un modo eccezionale. Poi le foto del tempo lo dimostrano.
Con quale macchina ha gareggiato?
Il mio difetto, data la mia passione, era cambiare continuamente macchina. È un difetto perché a livello tecnico si perde qualche cosa, perché quando ti abitui ad una macchina e poi cambi perdi la confidenza e devi ricominciare da capo. Ho iniziato con una macchina prestatami il giorno prima da un amico: una A 112. Io avevo una Lancia Fulvia coupé che si ruppe in seguito al Rally dell’Adriatico, 1000 chilometri percorsi qualche mese prima. Poi ho corso con una Opel Gt pure prestatami da un amico, con l’Alpine Renault, con la Ms 1000, coi prototipi, con la Pantera De Tomaso, con la Alpine della Giada Auto, con la Lola Bmw, davvero una grande scelta.
La sua auto preferita di sempre?
Sono molto indeciso, diciamo l’Alpine sia di serie che il Gruppo 4 preparato dalla Giada Auto. Anche se devo dire che ci fu una scommessa con il preparatore Ennio Brienza che facemmo durante una cena: lui mi preparò gratuitamente, lo devo dire e ringraziarlo ancora, un’Alfa Romeo Gt che non mi faceva simpatia, però oggi ripensando alle soddisfazioni che ho avuto con quella macchina scorbutica, difficile da guidare, forse mi hanno ripagato di quel cattivo pregiudizio che avevo e quindi me ne ricordo sempre con piacere. Anche perché ho avuto dei risultai eccellenti battendo piloti storici di gruppo e di quella categoria.
Ha mai avuto incidenti o guasti tecnici durante l’Abriola – Sellata?
Problemi tecnici si, con la 128 Ferraris, che era una macchina meravigliosa. Non sono riuscito ad arrivare sopra perché si è rotto il leveraggio del cambio. Incidenti grazie a Dio no, anche perché tutto sommato, eccetto il primo tratto, il percorso è abbastanza sicuro e protetto. I commissari erano ben preparati quindi si correva in sicurezza.
Com’erano i rapporti con gli altri partecipanti?
Eccezionali. Soprattutto i primi anni, perché eravamo veramente una compagnia di matti ma impegnati sportivamente. Io rispettavo ed ero rispettato da tutti. Poi con gli anni comincia a nascere un po’di concorrenza, soprattutto da parte dei preparatori. Non è che si guastano i rapporti, però comincia a nascere una competizione che io non ho mai apprezzato. Preferivo far parte di un gruppo solidale a livello di lucani e avere le soddisfazioni quando andavamo a correre fuori verso le altre regioni e gli altri concorrenti. Mi sembrava assurdo avere piccole gelosie fra di noi, dovevamo cercare di essere sempre più uniti.

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