Franco Di Bello, uomo simpatico e dai ricordi lucidissimi, ha partecipato a numerose edizioni della storica “Abriola – Sellata”, sin dalla prima datata 1971.
Di Bello, un suo ricordo personale sulle prime edizioni e sull’accoglienza che la gente riservava all’Abriola – Sellata
La prima edizione dell’ Abriola – Sellata la ricordo soprattutto per la marea di gente che venne a guardare la corsa. Io non immaginavo che venisse tutta quella gente, tant’è vero che non potendo passare andavamo a fare il giro per Anzi e comunque ci trovavamo incolonnati. Ricordo che c’era Tonino Micucci dell’Aci che preparava da mangiare: prima o dopo la corsa, da quelle parti, mangiavamo cose genuine, stavamo tutti insieme e si respirava un clima di vera e profonda amicizia.
Era usanza, quando andavamo fuori, tra noi amici, che prima della gara pranzavamo tutti insieme. Ricordo un mio amico che mentre mangiavamo andò in bagno e al ritorno aveva tutti i pantaloni bagnati…per l’emozione di correre. Perché era uno che non sapeva correre e veniva giusto per partecipare.
Un ricordo in particolare a cui è legato…
Quando ho partecipato alla prima gara della Sellata, nel 1971, io ero concessionario della Giannini di Roma e ne vendevo parecchie. Avevano qualche piccola modifica e costavano un po’ di più della Fiat, così mi venne in testa di correre non con l’Abarth ma con la Giannini di Roma e mi mandarono da Roma la 590 Giannini. Andai a prenderla. Quando arrivò su un camion da Napoli, la seguii fino a Potenza e quando la scaricai per me fu come un terno al lotto perché mi piaceva molto, era preparata! Il meccanico della Giannini, il signor Tani, mi disse che aveva una cinquantina di cavalli più delle normali. Alla prima gara che ho fatto alla Sellata arrivai secondo, però quello che arrivò primo, un certo Melino De Luca di Cosenza, mi dette quasi un minuto di distacco, 57 secondi per l’esattezza. Ci conoscemmo e gli dissi: «Melino perché non mi prepari tu la macchina come la tua?» E lui mi disse: «Vieni a Cosenza». Erano due fratelli, uno elettrauto e uno preparatore di macchine. Portai la macchina a Cosenza e me la prepararono. Ricordo che pagai 300 mila lire. Quando l’andai a prendere e andammo a fare una prova su una salita, non ci credevo che corresse tanto: quella macchina era potentissima. Praticamente con quella macchina poi ho continuato a fare delle gare in salita e ho sempre vinto tranne la “Nicastro – Acquabona” di Catanzaro, dove ebbi un piccolo incidente. In quell’occasione c’era con me anche mia moglie.
Incidenti o problemi tecnici all’”Abriola – Sellata”?
Grazie a Dio mai, ho sempre vinto, dopo la prima gara, sempre. Non ho corso solo con la 590 Gannini, ho corso anche con altre macchine: con una Bmw 2.2, 170/180 cavalli, e vinsi, con una Fiat X1/9 e con una Renault Alpine che mi prestò un amico.
A proposito della mitica 590 Giannini, Franco Di Bello non ha dubbi…
È la mia preferita di sempre, se io l’avessi ora le farei un monumento per quanto era bella e per quanto valore ha oggi che è diventata praticamente introvabile.
Com’erano i suoi rapporti con gli altri partecipanti?
Sempre ottimi e sempre di amicizia. Noi stavamo sempre insieme durante i momenti di pausa della gara, mangiavamo insieme e si respirava sempre un clima di allegri. Erano bei momenti. Anche se sono passati quasi 50 anni, li ricordo sempre con molto piacere.