Tra i circa 23 mila giovani lucani iscritti in due anni (giugno 2014-giugno 2016) a Garanzia Giovani poco meno di un terzo ha trovato lavoro e nel 70% dei casi l’intervento più diffuso riguarda la misura del tirocinio.
E’ il dato più significativo – a parere della Uil e del Centro Studi Sociali e del Lavoro Basilicata – che emerge dal Rapporto sulla Garanzia Giovani in Italia dell’ISFOL, un’analisi dei primi due anni del programma.
Secondo Uil e Centro Studi Sociali e del Lavoro che ha rielaborato i dati in chiave regionale l’elemento positivo è che i servizi per il lavoro pubblici (Cpi), nonostante le difficoltà iniziali, mostrano di essere riusciti a fronteggiare le sfide del programma. Da noi in Basilicata oltre il 65% dei giovani presi in carico è stato avviato dai Cpi ad una misura prevista dal Programma contro meno del 35% ad opera di altri enti. Fermo restando la scarsità del personale, integrato solo in pochissimi casi, l’avvio del programma ha portato in molti casi a rafforzare il coordinamento tra organismo regionale e strutture periferiche, e a intervenire sulla formazione degli operatori coinvolti nel programma.
Il programma ha inoltre fornito un impulso all’allargamento della platea degli operatori dei servizi per il lavoro al di là dei centri per l’impiego pubblici, anche se il grado di apertura a soggetti esterni è diverso da Regione a Regione.
Quanto alle adesioni dei lucani a Garanzia Giovani si conferma il numero più alto (10.794) nella fascia di età 19-24 anni seguito da quello (8.648) della fascia di età 25-29 anni e dalla fascia di età 15-18 anni (1222) con in totale circa 3.500 iscrizioni provenienti da giovani non lucani.
Le performance in termini occupazionali di Garanzia Giovani sono aumentate nel corso del tempo. Il numero di occupati sul totale degli iscritti è quasi raddoppiato dal 30 settembre 2015 al 31 marzo 2016.
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Il Rapporto ISFOL rivela come “i partecipanti a Garanzia Giovani mostrino maggiori chance occupazionali rispetto ai NEET non iscritti al programma. In riferimento al tirocinio, la misura più utilizzata in Garanzia Giovani, circa il 36,6% di coloro che lo hanno completato entro il 31 marzo 2016, risulta avere al 30 aprile 2016 un rapporto di lavoro alle dipendenze. In un caso su cinque il datore di lavoro ha usufruito di un bonus occupazionale messo a disposizione dal programma. Relativamente alla capacità dei servizi per il lavoro di far fronte alla mole di incombenze legate all’attuazione di Garanzia Giovani, emerge una buona tenuta complessiva del sistema e performance in miglioramento con il passare del tempo.
“I giovani – spiega ancora l’ISFOL – si sono avvicinati alle opportunità offerte dalla Garanzia in primo luogo grazie al “passa parola” tra amici, parenti e conoscenti (39%), poi attraverso centri per l’impiego, agenzie per il lavoro e centri per l’orientamento e il lavoro (24%). Rilevante è il ruolo di web, social network e dei media (19,4%). Le aspettative dei giovani nei confronti della Garanzia sono fortemente orientate verso la ricerca di un’occupazione, rispetto alla frequenza di un corso di formazione: il 74,9% dei giovani registrati si attende di trovare un’occupazione grazie al programma, e il 16,5% richiede assistenza nella ricerca dell’occupazione. Su 10 giovani registrati circa la metà non ha avuto precedenti contatti con i servizi per il lavoro.
Per la Uil i’idea di fondo del Programma Garanzia Giovani è condivisibilissima, ma le azioni messe in campo dal Governo non hanno, ancora, portato i risultati sperati. Per questo la UIL auspica un deciso cambio di passo per la continuazione del programma con adeguati finanziamenti volti a riqualificare, soprattutto, i Servizi per l’impiego. Così come ha rilevato la Corte dei Conti Europea in un recente rapporto, sembra mancare una valutazione qualitativa delle offerte fatte ai ragazzi a partire da quale sbocco al lavoro hanno prodotto le esperienze lavorative e/o di tirocinio. È necessario, alla luce del dato che vede proprio i Tirocini in testa alle offerte fatte ai ragazzi, mettere in campo un attento monitoraggio sugli esiti di queste esperienze per valutarne gli sbocchi lavorativi e, soprattutto, se vi sono stati palesi abusi. Inoltre, come rilevato sempre dalla Corte di Conti Europea, è fondamentale per la buona riuscita di Garanzia Giovani, che a monte vi siano servizi per l’impiego efficienti ed efficaci e che vi sia il reale coinvolgimento del mondo delle imprese e della scuola. Purtroppo questa scelta non sembra quella messa in campo, fino ad oggi, dal Governo Italiano. La spesa e gli investimenti in tema di politiche attive e di potenziamento della rete dei servizi per l’impiego resta insufficiente e, assolutamente, sottodimensionata rispetto alle funzioni che vengono assegnate. Basti pensare che le riforme del Lavoro (Jobs Act) impegnano con forza i Centri per l’impiego pubblici a seguire milioni di disoccupati, relazionarsi con centinaia di migliaia di imprese, seguire i ragazzi di Garanzia Giovani, chi sta in Cassa integrazione e coloro che potranno accedere ai programmi contro la povertà. Il tutto senza investimenti in risorse umane (sono solo 8.000 gli operatori in campo in tutt’ Italia ) e con strumenti non adeguati in relazione ai vecchi e nuovi compiti assegnati.