Il “caso Basilicata” relativamente all’incremento del numero di partite Iva (+ 11,6%), secondo i dati dell’Ossarvatorio del Ministero, in controtendenza rispetto all’arretramento registrato in altre realtà regionali decisamente “più forti” sul pianto dell’autoimprenditoria, richiede un’attenta riflessione tanto più necessaria perchè il commercio continua a segnare il maggior numero di aperture di partite Iva (a livello nazionale con il 21,6% del totale, seguito dalle attività professionali con il 18,8% e dall’agricoltura con l’8,5%).
“Auspichiamo un intervento organico a sostegno delle partite IVA da molto tempo tanto che avevamo ormai perso le speranze”, ha dichiarato Prospero Cassino della Confesercenti.
“Si tratta, per la maggior parte, di piccoli imprenditori che costituiscono un patrimonio importante per il presente e per il futuro dell’economia locale, che va assolutamente tutelato – ha aggiunto Cassino – Siamo ansiosi di conoscere maggiori dettagli della proposta del Governo di venire incontro ai titolari di partite Iva ma nel frattempo non possiamo che ritenere positiva l’intenzione dell’Esecutivo”.
“E’ pur vero che buona parte di quanti decidono di avviare un’attività in proprio è costituita da attività particolari vale a dire le nuove partite Iva frutto della crisi, spesso ex dipendenti costretti ad inventarsi un lavoro per riuscire ad arrivare a fine mese. Nuove aziende, nella veste di ditte individuali, che nascondono la flessione nei numeri, ma che evidenziano disgregazione di società prima solide. Nel comparto del commercio e dei servizi accade che sono numerosi i titolari di partita Iva che a distanza di poco tempo sono costretti a gettare la spugna alimentando un tournover che non è certamente positivo specie se alimenta nuova disoccupazione e precariato”.
“Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile: il 63,1% delle partite Iva è stato aperto da soggetti di sesso maschile – aggiunge Prospero Cassino – Il 45,8% degli avviamenti è riferito ai giovani fino a 35 anni e il 34,1% a soggetti di età compresa tra 36 e 50 anni. Rispetto al corrispondente mese dello scorso anno, la distribuzione per classi di età evidenzia complessivamente un calo di aperture, più consistente per la classe più anziana (-25,9%). Il 17,2% di coloro che ad aprile hanno aperto una nuova partita Iva risulta nato all’estero. I soggetti che hanno aderito al regime agevolato forfetario risultano 15.608, pari a circa il 34% del totale delle nuove aperture, con un aumento del 15,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ evidente che il fenomeno riguarda principalmente i giovani che considerazno questa una strada quasi obbligata se non si vuole andare via. Perciò la riflessione deve essere ampia e deve toccare tutti gli asperti dell’imprenditoria”, conclude Cassino.