Costringevano a spacciare anche minori utilizzati soprattutto nelle vicinanze delle scuole. E’ uno degli elementi emersi a conclusione dell’operazione dei carabinieri di Venosa denominata “Settimana bianca” che ha portato in carcere sei persone. Altre quattro ai domiciliari. Per tre disposto l’obbligo di presentarsi all’autorità giudiziaria.
Chi sono gli indagati:
- Massimo Sileno, Vincenzo Sileno, Franco Sileno, Antonio Scoca, Savino Russo, Gianni Luongo (custodia cautelare in carcere)
- Marco Delfino, Fabio Latorraca, Paola Rosa, Francesca Camarchio (arresti domiciliari)
- Roberto Russo, Nunzio Russo, Fabio De Nigris (Obbligo di presentazione all’Autorità Giudiziaria)
I provvedimenti cautelari sono stati disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, sulla base delle indagini coordinate dai Pm Gerardo Salvia e Daniela Pannone, e condotte dai carabinieri di Venosa, diretti dal cap. Alessandro Vergine.
I particolari sono stati illustrati in una conferenza stampa dal Procuratore della DDA, Luigi Gay. Le indagini sono iniziate nel settembre del 2015, dopo l’arresto, sulla statale Lavello-Cerignola, di un giovane venosino trovato in possesso di circa ottocento grammi di marijuana.
Arresto che fece scattare l’allarme in quanto il quantitativo di droga lasciava pensare che potesse servire ad un mercato più vasto, gestito soprattutto da malavitosi venosini. Le intercettazioni, i controlli, i pedinamenti hanno confermato quanto gli investigatori ipotizzassero: la banda aveva ramificato i suoi componenti sul territorio, utilizzando, in alcuni casi un negozio di frutta di uno degli indagati quale luogo di smistamento.
Le intercettazioni hanno confermato anche il metodo utilizzato dai malavitosi per comunicare: usavano parole in codice, quali “spumantino”, “pasticcino”, “cioccolata svizzera”. Ogni termine faceva riferimento ad una tipologia di droga, che veniva acquistata prevalentemente nel Foggiano, il cui costo a dose si aggirava dai 40 agli 80 euro.
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