“Quella lettera è un’offesa all’intelligenza dei lucani e di tutti gli italiani, considerato che l’Eni è una società pubblica controllata a maggioranza dallo Stato”. Va giù duro Piernicola Pedicini, europarlamentare del M5S, facendo riferimento a quanto affermato dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il quale, con una lettera ai lucani, ha cercato di tranquillizzare sulle questioni che maggiormente interessano le popolazioni della Val d’Agri: tutela della salute eambientale.
I punti discutibili della lettera sono tanti, secondo Pedicini che, contestando punto su punto quanto affermato da Descalzi, si sofferma in particolare su tre punti.
Questione malattie tumorali nelle aree interessate dalle estrazioni.
Descalzi – dice Pedicini – ha affermato, con estrema faciloneria e senza dare informazioni precise, che “tutti gli studi epidemiologici condotti anche da istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, ci dicono una cosa ben precisa: da quando esistono il Centro Olio e le attività sulle aree pozzo, non si sono assolutamente verificate patologie neoplastiche connesse ai fattori di rischio cancerogeno riconducibili all’impianto”.
L’europarlamentare del M5S si chiede: “Come fa a dirlo? A quali studi si riferisce? Esistono prove scientifiche significative per sostenere che le patologie tumorali non sono aumentate?
A Descalzi dico che sulla salute dei cittadini occorre essere chiari e prudenti e non si può parlare a vanvera. I tre studi resi noti che conosciamo – precisa Pedicini – evidenziano, purtroppo, esattamente il contrario. Il Rapporto dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), che la Regione Basilicata teneva “nascosto”, parla di eccessi di mortalità a causa dei tumori in varie zone, tra cui la Val d’Agri. La Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) afferma la stessa cosa: “Dalla nostra attività di medici di base sul territorio, abbiamo l’impressione di una maggiore incidenza di patologie come quelle tumorali e, certamente, non si può escludere che vi sia un nesso con l’inquinamento da estrazione petrolifera”. L’associazione “Medici per l’ambiente” e alcuni dati Istat – aggiunge ancora Pedicini – presentano informazioni addirittura più allarmanti. Infatti, secondo l’Istat, fra il 2006 e il 2013 il tasso di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio è salito del 14% a livello nazionale e del 29% in Basilicata. Nella provincia di Potenza il tasso di ospedalizzazione per tumore maligno nei maschi tra 0 a 14 anni è cresciuto del 48% fra il 2011 e il 2014.
C’è da rilevare anche il dato del Registro dei tumori della Basilicata, aggiornato fino al 2012. In questo caso viene certificato che l’incidenza delle patologie tumorali sarebbero in linea con le medie nazionali. Va osservato però che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, per molte patologie oncologiche, notoriamente correlate a fattori ambientali, si registrano ritmi di crescita notevolmente più elevati agli analoghi nazionali. Inoltre, non vengono conteggiati i lucani che si fanno curare fuori regione.Quindi, sembra chiaro – conclude su questo argomento Pedicini – che Descalzi si sia limitato a basare le sue tranquillanti quanto fuorvianti informazioni solo sulla “ricerca medica affidata dall’Eni stessa a esperti esterni di propria fiducia che avrebbero verificato il quadro clinico e di laboratorio dei propri addetti che hanno lavorato in Val d’Agri dal 1998 al 2015”.
Questione ambientale.
Dice De Scalzi nella lettera “Se si pensa che in Basilicata si faccia qualcosa di diverso da ciò che avviene in altri Paesi, – ha spiegato Descalzi – mi permetto di sottolineare un dato: nei campi onshore di tutto il mondo la percentuale di acqua di produzione re-iniettata è pari all’89%, con punte nei campi delle Americhe (95%) e in Europa (92%), continenti nei quali non si può certo pensare che la legislazione sia “permissiva“.
Risponde Pedicini: “Anche su questo Descalzi è estremamente superficiale. Infatti, non spiega che in Val d’Agri il Centro Olio e vari pozzi petroliferi si trovano a uno-due chilometri in linea d’aria da migliaia di cittadini residenti e centinaia di aziende agricole, a 500 metri da un ospedale e sono stati ubicati a monte di un territorio dove ci sono circa seicento sorgenti di acqua che alimentano la diga del Pertusillo, uno degli invasi più grandi d’Europa che fornisce acqua potabile a tre milioni di pugliesi e lucani e alla piana del Metapontino dove si irrigano i campi di pregiate produzioni agricole”.
Questione benessere.
Descalzi ha scritto: “Siamo qui in Basilicata per restare a lungo e creare benessere e opportunità di crescita”.
Pedicini si chiede di contro: “Dove sta il benessere di cui parla? In Val D’Agri, negli ultimi venti anni, proprio da quando sono iniziate le estrazioni, la popolazione è diminuita di circa 12 mila unità (fonte Istat), pari ad una media del 15% dei residenti. L’occupazione, solo negli ultimi cinque anni, è calata più del 10 per cento, sempre Istat, con punte, in alcuni comuni del 20 per cento. Conseguentemente i valori dei patrimoni, case e terreni con produzioni agricole di pregio (mele, fagioli, vigneti, allevamenti, agriturismi) valgono ora quasi zero. Gli occupati generati dall’Eni in Val D’Agri sono circa tremila seicento. I lucani alle dirette dipendenze dell’ENI sono 208, mentre altri mille e settecento lucani circa lavorano nell’indotto (fonte Eni che approfondiremo).In altre realtà del mondo gli impianti petroliferi si trovano, prevalentemente, in zone non importanti sul piano ambientale e a decine di chilometri di distanza dai luoghi abitati dai cittadini.
Dunque, – afferma Pedicini – la lettera di Descalzi fa acqua da tutte le parti e, “con tutto il rispetto per il ruolo che attualmente copre, facciamo fatica a dare credibilità ad un amministratore delegato che è indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale a causa di una mega tangente di 200 milioni di dollari che l’Eni pagò, secondo gli inquirenti, per acquisire un giacimento petrolifero in Nigeria (all’epoca dei fatti Descalzi guidava la divisione Oil & gas del Cane a sei zampe)”.
A Descalzi – conclude Pedicini – consigliamo di evitare altri autogol e di attenersi ai risultati dell’indagine giudiziaria in corso. Solo quando sapremo come si svilupperà l’intera inchiesta e cosa emergerà, in particolare, dalle migliaia di cartelle cliniche acquisite negli ospedali lucani dai carabinieri del Noe e dalle indagini epidemiologiche sui “bioindicatori”, ovvero sugli indicatori utili a dimostrare eventuali possibili livelli d’inquinamento sulle produzioni agricole e sugli allevamenti lucani, potremo dare credito al punto di vista dell’Eni.