La Basilicata e le nuove prospettive imprenditoriali offerte dalle startup sono state il tema dell’incontro Digitale e startup: carburante per un nuovo modello di sviluppo?, organizzato da Palestra della Creatività e dell’Innovazione, Universo Sud, Con Unibas, Brox ventures e tenutosi martedì 26 aprile presso lo spazio di coworking GoDesk, a Potenza.
Grande la partecipazioni, molti i giovani presenti, per un dialogo a più voci per analizzare se e come il modello di startup creato in maniera mirata per il nostro territorio possa rappresentare un asse anche grazie al quale promuovere e realizzare strategie e politiche di sviluppo. Apprezzare le idee delle giovani menti lucane, valorizzare le eccellenze e metterne a frutto le competenze sono un punto di partenza più che valido che, unito ad una migliore interazione tra pubblico e privato, agevolerebbe il settore dell’impresa. Fondamentale, inoltre, un costante e collaborativo dialogo fra i soggetti attori del territorio.
Intervenuti al dibattito, coordinato dalla giornalista Angela Di Maggio, Gianluca De Novi, founder “Triotech Ventures” di Boston (Usa), Ivan Stammelluti, di Geyser per The European House Ambrosetti, Enzo Fierro della Palestra della Creatività e dell’Innovazione, Francesco Perone, presidente vicario Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Basilicata, Giampiero Perri per Facility Live, Antonio Candela di Con Unibas, Marco Ponzio, direttore Sviluppo Basilicata, Michele Lo Russo, co – founder di GoDesk.
«In Basilicata la realtà delle startup è vissuta più come un fenomeno, come una moda – spiega Gianluca De Novi – In realtà le startup non sono né una moda né qualcosa dell’ultimo momento, è una cosa che esiste da tanti anni, da più di 30 anni, adesso qui in Basilicata sembra quasi una novità, di cui se ne parla veramente tanto poi in realtà non si fa veramente tanto. Non si fa veramente tanto perché sul territorio non ci sono molte risorse, ci sono degli incubatori, non di particolare successo, anzi vorrei dire che solo ora probabilmente c’è qualche cambiamento e si inizia a intuire che un incubatore non può essere un qualcosa di fine a se stesso, deve essere collegato con almeno un network, con altri incubatori, perché bisogna cercare di valorizzare le aziende in base al territorio in cui nascono. Se un’azienda nasce in Basilicata e si occupa di med tech dove non c’è un polo ospedaliero, un polo clinico, ovviamente deve essere messa in contatto con un’altra area, senza spostare l’azienda, allora se gli incubatori si parlano, magari un incubatore dell’Emilia Romagna potrebbe essere assolutamente di aiuto. Bisogna iniziare a uscire fuori dalle logiche che per fare progetti qui in Basilicata c’è per forza bisogno di accedere a fondi regionali – ha proseguito De Novi – bisogna iniziare a presidiare un pochino meglio i network di investitori, possibilmente investitori che vengono dall’estero, visto che in Italia e in Basilicata non c’è più tanto la tendenza ad investire, anche se qualcosa sta un po’ cambiando nell’ultimo periodo. L’idea è di iniziare a dare una visuale completamente diversa su quello che in Basilicata è vissuto come il fenomeno delle startup».
Per Ivan Stammelluti «i concetti su cui riflettere sono: focalizzazione: vedo molta competizione tra territori più che tra aziende. L’unica cosa che può fare l’Italia è portare competenze; consapevolezza: la parola startup viene spesso usata a caso, molte delle micro imprese sono in perdita al terzo anno. Il basso risultato è dato dalla mancanza di consapevolezza; sistema: l’innovazione di un territorio non si può fare se non ci sono tutti gli interlocutori coinvolti».
Con il laboratorio di autoimprenditorialità “Arsenale Digitale”, secondo Stammelluti, per Potenza si potrebbe puntare su 4 aree settoriali strategiche, ovvero automotive, costruzioni, produzioni alimentari, agricoltura, con lo sforzo sinergico di tutti gli stakeholder del territorio (Università degli Studi della Basilicata, Confindustria, Camera di Commercio, istituzioni).
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