Una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Pittella, presentata a seguito dell’inchiesta giudiziaria sul petrolio in Basilicata dai consiglieri regionali Giovanni Perrino, Gianni Leggieri (M5s), Michele Napoli, Paolo Castelluccio (Pdl-Fi) e Gianni Rosa (Lb-Fdi), è stata respinta ieri in Aula a maggioranza (con 6 voti favorevoli di M5s, Pdl-Fi, Lb-Fdi e Romaniello del Gm, 13 voti contrari di Pd, Pp, Psi, Cd, Ri e Pace del Gm e 2 astensioni del presidente Pittella e di Mollica dell’Udc e) dal Consiglio regionale.
“Ogni consigliere regionale voti la mozione di sfiducia liberamente e autonomamente, obbedendo alla propria coscienza. Ma il messaggio che voglio consegnarvi oggi è un altro: occorre inseguire il più possibile la verità altrimenti entriamo in una stagione di barbarie, in una giungla senza regole, senza etica, senza responsabilità”.
Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, intervenendo in Consiglio regionale nel dibattito sulla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni.
“Purtroppo – ha aggiunto Pittella – il dibattito di questi giorni nato a seguito della inchiesta sul petrolio ha visto protagonista non la verità, ma la menzogna, non il giudizio ma il pregiudizio, non la profondità delle analisi, ma la superficialità. Di fronte a tutto questo sento il dovere di ricondurre il dibattito su altri registri per il rispetto alla istituzione che rappresento, per il rispetto dei cittadini lucani. E allora diciamo subito che non siamo noi a dover anticipare una verità giudiziaria. La verità deve dare fondo a una virtù rara che è la pazienza. Siamo in uno stato di diritto e quindi dobbiamo aspettare un pronunciamento definitivo della magistratura in cui ripongo la mia fiducia. E spero che i risultati di questa indagine ci consegnino una regione laboriosa, esente da inquinamento.
“Il presidente Pittella merita di essere sfiduciato perché corresponsabile di quanto accaduto in Basilicata”, ha detto Gianni Leggieri (M5s) presentando il documento nel quale viene sottolineato che “l’istituzione regionale non è in grado di esercitare alcuna azione volta al rigoroso rispetto dei principi di legalità e trasparenza, secondo criteri di efficacia e di efficienza, in tema di tutela ambientale e salvaguardia dell’ambiente e della salute delle persone”.
“Anche se è presidente da due anni e tre mesi i lucani attendono ancora rivoluzione che ha annunciato. In questi due anni il governo non ha esercitato in pieno le sue prerogative sulla tutela della salute e dell’ambiente”, gli ha fatto eco Gianni Rosa (Lb-Fdi) ricordando che sulle sue interrogazioni relative alle fiammate al centro olio di Viggiano “l’assessore Berlinguer non ha mai detto che la diffida a Eni era stata revocata e si deve dimettere subito. La Basilicata non è attaccata dall’esterno ma l’avete distrutta voi”.
Con le notizie sull’inchiesta “giorno dopo giorno si compone il mosaico della vergogna” ha detto Giovanni Perrino (M5s), per il quale “non è la stampa ma la politica regionale a mettere a repentaglio l’agricoltura della Basilicata. Nessuno vuole fare il giustizialista, ma c’era un esponente di sinistra che parlava di questione morale. Il presidente faccia un passo indietro e si torni al voto”.
“La mozione di sfiducia è un atto politico – ha detto Michele Napoli (Pdl-Fi) – che mette in evidenza l’atteggiamento e le responsabilità di chi ha governato la Basilicata in questi anni. Torna al pettine un nodo di fondo: se le attività petrolifere possono alterare la qualità dell’ambiente e la tutela della salute. La vicenda tormenta la comunità lucana a prescindere dall’intervento della magistratura. L’opposizione ha il dovere politico di sottolineare questi aspetti, non abbiamo più alibi o pretesti, bisogna fare i conti con la realtà. Ci vuole un soprassalto di dignità, occorre voltare pagina e cambiare registro”.
“Sento toni più simili a quelli di un’aula giudiziaria”, ha detto Aurelio Pace (Gm) motivando la sua scelta di non votare la mozione di sfiducia. “E’ azzardato e istituzionalmente pericoloso – ha aggiunto – fare i processi fuori dalle sedi proprie. I controlli non sono sufficienti, ma allora occorre rafforzarli. Circolano informazioni inquinate e di parte che indeboliscono il contesto istituzionale. Non bisognerà scontare a nessuno la responsabilità, ma solo se dimostrata. Non è questa mozione a restituire la fiducia ai cittadini, ma l’atteggiamento del governo regionale”.
“Tutto mi sarei aspettato – ha detto poi Roberto Cifarelli (Pd) – tranne che i consiglieri di minoranza si unissero per la mozione di sfiducia che è un attacco alla massima istituzione regionale, mentre c’era bisogno di coerenza e di unità. L’attacco a un territorio preso di mira dal punto di vista mediatico, avrebbe dovuto indurre tutti a maggiore responsabilità e correttezza, rispetto al percorso fatto in questi anni con le nuove norme, il Registro tumori, la Fondazione biomedica e la Fondazione osservatorio ambientale. Serve unità per ricostruire il rapporto fra istituzioni e cittadini continuando sulla strada del referendum del 17 aprile”.
“Nessuno immagina che si possa tollerare il mancato rispetto delle norme ambientali, gli interessi delle compagnie non possono giustificare qualsiasi forma di inquinamento”, ha detto Vito Santarsiero (Pd) per il quale “la mozione è eccessiva, non utile, ed arriva mentre proprio grazie alle sollecitazioni anche della minoranza è possibile cambiare passo sulla tutela dell’ambiente. Le nuove norme consentono un protagonismo dei territori a tutela dei cittadini e dell’ambiente. L’accreditamento del Registro tumori è un importante passo in avanti, come la definizione del ‘punto zero’ a Tempa Rossa. La Regione si costituisce parte civile nel procedimento, esprimendo tolleranza zero nei confronti di chi ha sviluppato le azioni oggetto dell’indagine. Azioni che non possono compromettere l’immagine delle istituzioni”.
“Noi lucani siamo vittime di un sistema – ha detto Nicola Benedetto (Cd) – qualcosa non ha funzionato, è indispensabile chiarire tutti gli aspetti che si riferiscono al conferimento e allo smaltimento dei rifiuti nell’impianto di Tecnoparco ed accertare se realmente, come sostiene l’indagine giudiziaria, sono stati falsificati i codici dei rifiuti conferiti. Tecnoparco, società di cui la Regione attraverso il Consorzio industriale è socio al 40 per cento, nel 2014 ha fatturato 51 milioni con una perdita di 15 milioni proprio dall’attività di smaltimento dei rifiuti. Come è possibile?”.
“La Regione deve costituirsi parte civile nei procedimenti in corso per i danni ambientali e per i danni d’immagine – ha detto Francesco Mollica (Udc) -, ma occorre anche dire che l’operato del Dipartimento Ambiente non è servito ad evitare quello che è successo. C’è un senso di smarrimento generale, io sono sempre stato contro il petrolio, e cerco di dare il mio contributo, con l’altra mozione firmata insieme al consigliere Pace, per le azioni a tutela della salute e dell’ambiente. Ma se questo equilibrio non funziona allora bisogna uscire dall’economia del petrolio”.
“Dobbiamo prendere atto che rispetto a temi e problematiche complesse come quelli del petrolio la magistratura riesce a fare molto di più della politica”, ha detto Giannino Romaniello (Gm). “E’ un fallimento della politica – ha aggiunto -, della logica dell’aumento delle estrazioni previste dal memorandum del 2011. Dopo l’accordo del 1998 è andata avanti una consapevolezza, che il petrolio stava determinando più problemi che opportunità. E’ singolare che si distrugge l’idea di una regione e di un modello di sviluppo basato sulle produzioni di qualità per il fatto che dobbiamo contribuire al deficit energetico nazionale. L’accordo del 2006 e l’autorizzazione per il rafforzamento del Centro olio del 2011 sono stai un errore. Occorre una graduale fuoriuscita dall’economia del petrolio perché non ci sono benefici per questo territorio”.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che non tutto va bene, ma che comunque si è lavorato perché i cittadini possano avere una qualità della vita buona – ha detto Paolo Galante (Ri) -. Dobbiamo fare di più e meglio e dare conto ai lucani, chi ci darà la misura esatta del nostro impegno saranno i nostri elettori, non le verità assolute di qualcuno. Dei comportamenti illeciti, se mai ci sono stati, dovranno rispondere le persone alle quali sono stati contestati, occorre attendere con serenità l’esito dell’inchiesta”.
“Siamo in uno stato di diritto, c’è un tempo perché la magistratura, nei confronti della quale ripongo fiducia e speranza, ci consegni i risultati di un’indagine che spero veda la Basilicata esente da inquinamento e disastro ambientale, reato quest’ultimo che ad oggi non viene contestato. Poi capiremo i dettagli, svolgeremo la funzione di verifica e di controllo che spetta ai livelli istituzionali, recupereremo dal 1997 ad oggi l’evoluzione della vicenda petrolio”, ha detto il presidente della Regione Marcello Pittella concludendo il dibattito. “Occorre evitare una campagna di disinformazione – ha aggiunto -, mentre la regione rischia di flettersi sulle ginocchia ci vorrebbe maggiore coesione e senso di appartenenza, bisognerebbe evitare di dare giudizi sommari, la Basilicata e la sua classe dirigente sono fatte di persone per bene”. “La Basilicata non ha bisogno di odio e livore”, ha aggiunto ancora Pittella rivendicando le azioni messe in campo dal governo regionale “per un modello di sviluppo non basato sui combustibili fossili ma sull’agricoltura di qualità, sul turismo, sui beni culturali”.