E’ determinato l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi che oggi pomeriggio, venerdì 15 aprile, è stato sentito dai magistrati di Potenza titolari dell’inchiesta sul petrolio, della quale uno dei filoni – quello siciliano – coinvolgerebbe il Capo di Stato Maggiore della Marina, accusato “esclusivamente – ha tenuto a precisare il suo legale, l’avv. Pietro Nocita – di abuso d’ufficio e di null’altro”. Per questo motivo, il difensore di De Giorgi ha preannunciato che presenterà istanza di archiviazione.
Le altre accuse, delle quali si è parlato in questi giorni, farebbero parte di un dossier anonimo, per il quale l’Ammiraglio ha già presentato denuncia.
Uscendo dal palazzo di giustizia, De Giorgi ha confermato che non intende dimettersi. “Sarebbe un paese molto strano – ha aggiunto – se, per colpa di un gruppo di corvi, di diffamatori, un Capo di Forza Armata si dimettesse”.
L’interrogatorio di Giuseppe De Giorgi è durato meno di due ore. “Tutte le accuse contro di lui – ha detto il suo legale – “sono false, come già verificato precedentemente dalla magistratura”.
Stamane è stata una giornata importante anche per l’altro filone dell’inchiesta sul petrolio, quella relativa ai lavori del Centro Olio di Tempa Rossa. Davanti al tribunale del riesame si sono alternati il legale dell’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino (attualmente agli arresti domiciliari), l’avvocato Daniele De Angelis, il quale ha precisato che la sua assistita “si è dimessa da consigliere comunale”, e i legali dei cinque dipendenti dell’Eni, anche costoro agli arresti domiciliari.
Sulle istanze della loro remissione in libertà e sul dissequestro delle due vasche del Centro Olio e del pozzo di reimissione, indispensabile per la ripresa dell’attività degli impinti, fermi dal 31 marzo scorso, il Tribunale dovrebbe decidere a metà della prossima settimana.