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Attualità

Gli avvocati lucani in difesa della Corte di Appello di Potenza

USB - Ufficio Stampa Basilicata 1 Aprile 2016
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Si torna a parlare di riorganizzazione delle Corte di Appello in Italia e del rischio che quella di Potenza possa essere soppressa sulla base del criterio (numero di abitanti per ogni distretto) che si andrebbe ad adottare.
Una decisione che è stata contestata a tutti i livelli, primo fra tutti quello forense. E proprio gli avvocati ritornano sul problema con un comunicato stampa unificato a firma degli Ordini degli Avvocati di Potenza, Matera, Lagonegro e del Consigliere Distrettuale del C.N.F., avv. Giuseppe Labriola, che pubblichiamo qui di seguito.

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“Alla luce della relazione elaborata dalla Commissione istituita presso il Ministero della Giustizia (c.d. “Commissione Vietti”) sul riordino della geografia giudiziaria, i Presidenti dei Consigli degli Ordini degli Avvocati di Potenza, Matera e Lagonegro (Avv.ti Giampaolo Brienza, Nicola Rocco e Gherardo Cappelli), unitamente al Consigliere Nazionale Forense (Avv. Giuseppe Labriola) segnalano ancora una volta la necessità di mantenere alta l’attenzione dell’intera comunità riguardo alla paventata e tuttora non arginlata ipotesi di soppressione della Corte d’Appello di Potenza.
Il distretto di Potenza, infatti, risulta compreso tra i 7 distretti che in Italia amministrano poco più di 500.000 abitanti (gli altri sono Messina, Sassari, Taranto, Reggio Calabria, Trento e Bolzano)  e che, nell’ipotesi in cui dovesse essere privilegiato (il che non è escluso che accada)  il parametro del numero di abitanti ai fini dell’attuazione della riforma della geografia giudiziaria, troverà collocazione nella penultima fascia (l’ultima appartiene ai due micro-distretti di Caltanissetta e Campobasso, che amministrano meno di 500.000 abitanti).
La delega demandata al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari prevede -invero- che la riduzione del numero delle Corti d’Appello esistenti (attualmente sono 26) sarà disposta in relazione ai criteri oggettivi dell’indice delle sopravvenienze, dei carichi di lavoro, del numero degli abitanti e dell’estensione del territorio, tenendosi comunque conto della specificità territoriale del bacino di utenza.
I rappresentanti delle Istituzioni Forensi Lucane hanno più volte preso posizione sulla vicenda, interessando nello scorso mese di ottobre finanche il Presidente del Consiglio Nazionale Forense (Avv. Andrea Masherin), affinché si attivasse in prima persona a difesa della Corte d’Appello di Potenz; ed in effetti il Presidente Mascherin (che sarà personalmente a Potenza nel prossimo mese di maggio) ha prestato la massima attenzione al tema, confermando la ferma volontà dell’Avvocatura di procedere ad una attenta e -soprattutto- scientifica analisi di tutti i fattori rilevanti, e non solo dell’elemento dei costi.
A tali dichiarazioni ha fatto eco l’apertura del Ministro Orlando, che ha prontamente manifestato l’intenzione di “integrare” la composizione della commissione incaricata di riscrivere la geografia giudiziaria italiana, con un “rappresentante dell’avvocatura istituzionale”.
Malgrado tale rassicurante segnale, resta viva la preoccupazione nella classe forense che preannuncia ogni forma di civile iniziativa a tutela dei diritti degli avvocati e della popolazione lucana, specie a seguito della consistente falcidia subita dalla Regione nell’anno 2013 con la soppressione del Tribunale di Melfi e della sezione distaccata di Pisticci, con le conseguenti problematiche derivatene, dovute alla non facile gestione della “nuova” realtà giudiziaria.
I Presidenti degli ordini circondariali lucani ed il loro rappresentante in seno al Consiglio Nazionale Forense rivolgono a tutte le Istituzioni pubbliche regionali l’accorato invito a perseverare nell’attività di vigilanza, affinché, con la riforma della geografia giudiziaria, possa essere comunque salvaguardato il principio di una Corte per ogni Regione e non venga, così, inferto un ulteriore colpo esiziale alla già storicamente bistrattata comunità lucana, con inevitabili ripercussioni sulla qualità dei servizi, dell’economia e della vita stessa della popolazione”. 

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