Continua la nostra finestra dedicata all’Europa che tra mille difficoltà, spesso dovute agli stessi stati membri, cerca le migliori risposte per uscire da questa crisi e proiettare il Vecchio Continente verso una prospettiva di crescita e di prosperità.
Purtroppo le buone notizie spesso si arenano tra contrasti e strane strategie, in netta opposizione con lo spirito di un’Europa unita, come nel caso dei negoziati relativi al bilancio UE 2011.
Il fallimento dei negoziati sul bilancio Ue 2011 tra Parlamento europeo e Consiglio, con la mediazione della Commissione, rischiano di compromettere l’iniziativa e l’attivita’ dell’Unione proprio nel momento in cui si sta cercando di produrre il massimo sforzo per fronteggiare la crisi e gli attacchi alla moneta unica. Eppure le basi di un accordo c’erano tutte. Il Parlamento aveva gia’ concordato un taglio di 4 miliardi di euro ma chiedeva due cose: che per il 2012 e il 2013 ci fosse un impegno dei governi ad aumentare le risorse per rispondere ai nuovi compiti assegnati alla Ue con la strategia 2020 e una procedura condivisa tra le due istituzioni per approvare il nuovo quadro finanziario 2013-2020.
La trattativa si e’ per ora arenata e ci si avvia a una sorta di gestione provvisoria per ragioni che attengono squisitamente alla politica interna dei governi che si stanno mettendo di traverso. Il premier britannico David Cameron, per esempio, vuole dimostrare a casa sua che l’austerita’ che ha dovuto applicare in patria per risanare le voragini aperte nei bilanci degli istituti finanziari dalla speculazione dei mercati anglosassoni e’ praticata anche alla ‘dispendiosa’ Europa. Il bilancio europeo puo’ disporre attualmente in 140 miliardi di euro, si tratta di spiccioli rispetto alle finanze nazionali, ma bloccare queste risorse per mesi causerebbero gravi danni alle Pmi, agli agricoltori, agli enti locali, ai programmi di ricerca, formazione, ai piani per lo sviluppo dell’occupazione e per la cultura, solo per citare i settori piu’ importanti in cui l’Unione europea da’ il suo apporto determinante”. ‘Per l’Italia il danno per un mancato accordo sarebbe notevole, oltre due miliardi di euro e in questo ha grandi responsabilita’ anche lo stesso governo italiano che ha sottoscritto la lettera di indirizzo dei 13 capi di Stato per ridurre il bilancio, un vero e proprio tradimento dello spirito europeista che ha contraddistinto in passato il nostro paese, che ne sarebbe tra l’altro uno dei principali beneficiari. Non dimentichiamo che almeno il 50% delle risorse per lo sviluppo delle nostre regioni viene dalla Ue e il restante da finanziamenti nazionali che sono praticamente paralizzati dalla politica dei tagli orizzontali e delle pezze nei buchi di bilancio. Basti pensare che nell’ultimo Cipe sono stati sbloccati per l’intero Mezzogiorno la somma ridicola di 200 milioni di euro.