Non si può più parlare di eccezionalità dell’evento, in quanto ogni anno gli eventi alluvionali si accasano nell’area del Metapontino. Questa volta, a differenza di cinque anni fa, a subire le conseguenze delle piogge intense degli ultimi giorni è stato il basso metapontino e ancora una volta l’agro di Scanzano Jonico e Pisticci. Centinaia di ettari di agrumeti, albicoccheti e nettarine sono sommersi da acqua straripata dal fiume Sinni e dal Cavone, ma non sono da meno situazioni critiche anche sull’Agri e Nova Siri.
Il Presidente Piergiorgio Quarto dopo aver visitato alcuni luoghi colpiti ha annunciato che si chiederà lo stato di calamità, ricordando che Coldiretti già da tempo ha presentato in Regione un piano idrogeologico di prevenzione, ma finora non si è visto alcun intervento di rafforzamento degli argini. In alcuni casi si sono verificati anche allagamenti di fabbricati rurali ed abitativi. In Agro di Rotondella, ad esempio, diverse famiglie sono in apprensione. L’affluente Candela sul fiume Sinni, uno dei più grandi, con diversi relativi affluenti, è esondato, causando per fortuna questa volta soltanto disagi alle famiglie, di cui una è stata sgomberata dal Comune.
Nei prossimi giorni Coldiretti chiederà alla Regione un tavolo tecnico non solo per la valutazione dei danni, ma soprattutto per mettere in campo una strategia definitiva che tuteli l’intero territorio, duramente colpito da ripetute alluvioni. Oltre agli impianti fruttiferi, si stanno verificando inondazioni nelle serre che sono prossime alla raccolta dell’oro rosso del Metapontino, la fragola. “L’intensità e la continuità delle piogge” dichiara il Direttore Regionale della Coldiretti di Basilicata Manzari “ha determinato la completa inondazione dei frutteti in un periodo vegetativo importante per la prossima raccolta e ciò causa asfissia alle piante che difficilmente produrranno il prodotto previsto per la prossima campagna”.
Il Consorzio di Bonifica in questi ultimi anni ha fatto tanto, ma secondo Coldiretti lo stato di allerta e prevenzione deve essere costante, perché è facile intuire che il mondo agricolo si deve difendere da un altro nemico: l’instabilità repentina degli andamenti climatici.