“Evidentemente al Governo manca il coraggio di far scegliere agli italiani”. Così il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, commenta la decisione del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare sulle trivelle in mare, fissato per il 17 aprile 2016.
“In questo modo – afferma – non solo si rifiuta l’accorpamento con le amministrative, che farebbe risparmiare 300 milioni di euro, ma si finisce per mortificare ogni possibilità di partecipazione consapevole dei cittadini alla consultazione referendaria, che per sua natura ha bisogno di un tempo utile per conoscere e valutare il quesito che viene posto agli italiani. E due mesi, come tutti possono facilmente osservare, non bastano neanche per aprire la discussione”.
“Spiace che il presidente del Consiglio – aggiunge Lacorazza – non abbia voluto cogliere la vera sfida che il quesito referendario, così come per altri versi i conflitti di attribuzione sul piano delle aree e sulla durata delle concessioni, pongono a chi governa: la necessità di attivare un percorso democratico, di coinvolgere le istituzioni di prossimità e i territori nelle decisioni che li riguardano. Non resta che appellarsi nuovamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere – conclude Lacorazza – una ulteriore riflessione sulla scelta proposta dal Governo. Il corpo elettorale venga convocato per la consultazione popolare nel medesimo giorno delle elezioni amministrative, per permettere ai cittadini di essere informati sulla scelta da compiere e quindi di partecipare in maniera consapevole. Nei prossimi giorni valuteremo le scelte da adottare”.
Critico per la decisione del Governo anche il deputato di Sinistra Italiana, Vincenzo Folino.
“Non solo il governo Renzi non ha voluto l’election day (poteva fare un decreto legge discutendo rapidamente la nostra proposta di legge tesa tra l’altro a rifinanziare il sistema degli asilo), ma – afferma in una nota Folino – ha stabilito di proporre la celebrazione del referendum il 17 aprile 2016, primissima data utile per legge, con lo scopo di ridurre il tempo disponibile per una adeguata sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sperando nel mancato raggiungimento del quorum (ossia il 50,01%) degli elettori.
Risultato abbastanza scontato se si considera – conclude Folino – lo sconforto degli elettori e la perdita di fiducia nelle istituzioni che si continua a manifestare con la crescente astensione nelle stesse competizioni regionali ed amministrative”.