Secondo un’ indagine condotta negli ultimi 3 mesi il sogno più grande degli italiani è non perdere il lavoro. Per i molti che nel frattempo lo hanno già perso, il sogno, ovviamente, è trovarne un altro.
Chi l’avrebbe mai pensato che all’alba del 2010 nell’Occidente più sviluppato si insediasse lo spettro della disoccupazione.
A molti questo, tanto per rimanere in tema, sembrava solo un incubo.
Oggi sappiamo che è solida realtà.
Con la scienza della dietrologia tutti hanno iniziato a sviluppare e a certificare le colpe.
Finanza speculativa. Politica distratta. Lobby di potere consolidate.
Fino a poco tempo fa il mondo sembrava incamminato verso un profondo e meraviglioso futuro, poi qualcosa non è andato nel verso giusto e gli effetti, proprio come un’onda anomala, si sono propagati nell’intero globo.
Chi stava bene oggi sta peggio. E chi già stava peggio?
Chi stava peggio, ed oggi è allo sbando, è scomparso.
Scomparso dai pensieri dei grandi finanzieri.
Dimenticato dalle rete delle grandi lobby.
Abbandonato da qualsiasi agenda politica.
I fiumi di chiacchiere e di promesse fatte in passato ed anche nel presente non incantano più nessuno. Un “SI” desolante e di circostanza accompagna qualunque avvenimento quotidiano.
Tempo fa c’era l’ardire di andare piazza, lottare, convogliare energie addosso ad un’ideale.
Solo un paio di anni addietro nella Francia più degradata delle periferie parigine c’era ancora chi lottava per la propria dignità.
Oggi sembra quasi che imperi la rassegnazione che ha colpito tutte le generazioni e in particolar modo quella che, offesa e bistratta ormai da tempo, non ha più il senso di appartenenza e l’idea di un credo.
E’ una generazione trasversale, che va dai ventenni fino ai cinquantenni, tutti accomunati da un unico destino: il sentirsi labile, fuggevole, provvisorio.
Comprende tutti, operai, impiegati, professori, consulenti, dirigenti, amministratori.
Donne e uomini. Studenti e lavoratori. Genitori e figli. Borghesi e proletari.
E’ la generazione dei bamboccioni, dei fannulloni, dei mammoni.
E’ la generazioni a cui è stata scippata ogni possibilità di progetto.
E’ la generazione di chi vive in real-time e che ha dimenticato la storia.
E’ la generazione di chi pensa ad un nuova identità virtuale rinunciando alla vita.
E’ la generazione che vende la propria dignità per qualche euro.
Sembra l’epilogo di una disfatta.
E invece è l’incipt di una riconquista.
Questa autenticità ci appartiene. E non è un sogno.