La Provincia di Potenza ha aderito al progetto “La Shoah dell’Arte”, promosso dall’Associazione ECAD, col patrocinio del Presidente della Repubblica, esponendo per il solo giorno di mercoledì 27 gennaio l’opera pittorica Sottobosco, di Carlo Levi.
Il dipinto, esposto nell’ampio spazio antistante la Sala del Consiglio Provinciale, è stato scelto in occasione della Giornata della Memoria delle vittime dell’olocausto, in quanto l’iniziativa prevede che gli aderenti espongano un’opera di un artista colpito dalle leggi razziali nazi-fasciste o perseguitato politicamente, oppure un’opera appartenuta all’“arte degenerata”, com’era definita durante il nazi-fascismo quella prodotta dai movimenti artistici “banditi”.
Intervenuti, per un incontro con gli studenti di alcune scuole superiori cittadine, il Presidente della Provincia di Potenza Nicola Valluzzi, il Prefetto di Potenza Marilisa Magno, Angela Costabile, dirigente della Biblioteca Provinciale e la storica dell’arte Maria Teresa Gino.
«La giornata di oggi è per celebrare il ricordo di quel triste periodo del secolo breve – ha dichiarato Valluzzi – nel quale si sono consumate le più grandi tragedie dell’umanità. Il 27 gennaio sapete cosa succede. L’ECAD – ha continuato il Presidente Valluzzi – celebra il ricordo di quegli avvenimenti esponendo in un’istituzione pubblica, che ha aderito al progetto raccontando un’opera di un antifascista arrivato in Basilicata a metà degli anni ’30, che ha raccontato con diversità di opinioni cos’è la Basilicata, in un tempo di dittatura e di sordina al sistema della comunicazione».
Parole di partecipazione anche da parte del Prefetto di Potenza Marilisa Magno:
«È bello aprire i palazzi amministrativi agli studenti per capire dove viene amministrata la loro regione. Il Giorno della Memoria è importante, ed è importante che non diventi un giorno di routine, ogni anno. È importante che si alimenti sempre la memoria e il ricordo».
L’incontro con gli studenti è proseguito con l’intervento di Angela Costabile, che attraverso la lettura di un passo tratto dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, diretto testimone del campo di concentramento di Auschwitz, ha fornito un ampio spunto di riflessione sulla Shoah, attraverso le parole di chi ha vissuto quell’esperienza e contestualizzando l’opera al periodo di riferimento.
In conclusione, la storica dell’arte Maria Teresa Gino, partendo dalle parole chiave dell’evento, Shoah e arte, ha spiegato come «l’opera esprime la sensibilità e il pensiero dell’artista, che se fosse stato ucciso non avrebbe potuto dire la sua e noi, oggi, non avremmo potuto vedere. Levi si oppone al regime con la scelta di dipingere da realista, presentando, della società, gli aspetti che non filano, sottolineando l’arretratezza e la distruzione della società, la povertà e l’ingiustizia. La sua è una pittura che anche nella tecnica sceglie di essere in opposizione, astratta, meno realista del solito, informale».
Esposti, nel medesimo spazio, anche dipinti di autori lucani e soggetti lucani, a rimarcare l’attaccamento fisico e/o emotivo degli artisti ai luoghi intensi della regione.