Sentiamo le dichiarazioni dei tre segretari regionali.
Lavoro è comunità
L’ultimo censimento Istat mostra un decremento demografico del 3,3% a fronte di un incremento medio nazionale del 4,3%. L’indice di vecchiaia è passato da 118,9 a 170,3, cioè ci sono circa 170 anziani ogni 100 giovani. In questo scenario si afferma l’importanza di una politica più attenta ai piani sociali di zona e alla programmazione degli interventi socio-sanitari. Bisogna pensare un modello che veda la centralità dell’abitazione, di centri diurni ma anche di temporaneità per ‘ricoveri’ notturni. I nuovi modelli dovranno, dunque, basarsi su innovazione tecnologia, domotica, organizzazione del tempo libero e assistenza parziale. In un contesto in cui la domanda di protezione tende ad essere maggiormente articolata e spesso orientata a rispondere a situazioni specifiche, diventa fondamentale sviluppare interventi adatti alle diverse tipologie di utenti con una maggiore personalizzazione. Il modello lucano va difeso e non sostituito, come avviene in altre regioni, da esperienze di privatizzazione dei servizi alla persona. L’obiettivo comune è quello di riqualificare le professionalità operanti nel lavoro di cura delle persone, far emergere il lavoro nero ancora molto presente, considerare la compresenza di vari soggetti erogatori di prestazione come parti integranti di un sistema a governance pubblica, in cui non può esserci competizione sugli standard o sull’abbattimento dei costi del personale.
Lavoro è persona
Interventi di sostegno ed accompagnamento al lavoro con il rafforzamento del sistema educazione-formazione-lavoro e con la realizzazione di una “rete attiva”.
L’obiettivo è rendere disponibili politiche attive del lavoro che sostengano l’uguaglianza tra donne e uomini in tutti i settori, dall’ingresso nel mercato del lavoro ai percorsi di carriera, e che siano capaci di integrare diverse misure – percorsi orientativi, azioni di formazione, tirocini, accompagnamento al lavoro – per rispondere in modo personalizzato e flessibile alle esigenze delle persone e allo stesso tempo per elevare il livello generale di conoscenza della società, il cui riferimento deve restare il sistema pubblico di istruzione. Si vogliono costruire interventi che accompagnino e supportino le persone coinvolte in processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico di singole imprese, comparti o filiere produttive, attraverso azioni di consolidamento delle competenze per la permanenza nel posto di lavoro e per l’eventuale ricollocazione.
Le direttrici di questa politica economica sono: investimenti pubblici per i beni comuni, l’ambiente e il welfare; sostegno pubblico agli investimenti privati legati alla domanda sociale e nei settori strategici dell’economia (attraverso “progetti prioritari”); una riforma fiscale che riequilibri la pressione tributaria; potenziamento del sistema dell’istruzione e della ricerca.
Lavoro è territorio
Il territorio e le sue risorse come asset strategico per lo sviluppo regionale. Il valore della cura e l’inegrazione nelle grandi reti di mobilità interregionale.
Il territorio lucano è gravido di scenari. Non possiede soltanto risorse, ma presenta contesti, sensazioni e opportunità da valorizzare. Pensare una strategia di rilancio di un’area interna come quella lucana significa saper cogliere tutto ciò attraverso i piani forestali, assumendo lo spazio della dorsale appenninica come serbatoio di naturalità e grande direttrice di connessione ecologica, come ossatura a pettine su cui innestare, sia interventi di armatura urbano-rurale, sia figure di gestione istituzionale locale del territorio. Lavoro è territorio significa saper fare dei propri luoghi spazi di attrazione a tutto tondo, promuovendo ciò che la natura e l’opera umana ci lasciano, dai calanchi a Matera 2019; significa inoltre stendere la tela della connessione nel suo reticolo naturale, il Mezzogiorno. Va pensata un’inversione di tendenza nelle politiche di mobilità nella convinzione che la Basilicata è un territorio di snodo tra altre regioni limitrofe, condizione per troppo tempo rimasta solo una bella espressione letterale. In questo senso le priorità sono: il collegamento al nodo dell’alta velocità di Salerno; la questione della tratta Ferrandina-Matera; l’importanza di inserie il Sud-Est del territorio regionale alla dorsale Ionico-Adriatica; la costituzione di un’azienda unica regionale. La valorizzazione e il consolidamento dell’esistente passa oggi per la creazione di meccanismi di attrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, innalzando la competitività delle aziende negli indotti industriali e creando partnership di sviluppo con le principali aziende presenti sul territorio regionale (Fca, Barilla, Ferrero, Eni, Total, etc.) con l’obiettivo di costituire un vero unico polo tecnologico regionale, compartecipato pubblico-privato, operante in due-tre campi privilegiati, prescelti in coerenza con la programmazione regionale (meccatronica, agroalimentare, chimica delle estrazioni, innovazione sanitaria, etc.). È necessario inoltre pensare ad un piano per le città e il territorio, per il capoluogo quale snodo essenziale di servizi avanzati in un’ottica di cerniera metropolitana, di hub di supporto ai comuni dell’hinterland, di luogo di ricezione turistica intermedia per i tanti attrattori limitrofi.
Lavoro è energia
Per un modello di sviluppo orientato all’autosufficienza che faccia della produzione e commercializzazione di energia il volano di una nuova Basilicata produttiva.
Il “World energy, technology and climate policy outlook” teorizza una crescita della domanda di energia globale con un saldo molto sbilanciato verso i Paesi emergenti. Se un paese come l’Italia aspira a rimanere una realtà industrializzata e sufficientemente competitiva anche in futuro, dovrebbe cominciare seriamente a fare i conti con questa realtà, atteso che la “sfida energetica” non potrà certo essere vinta prevedendo semplicemente un aumento di estrazioni. Da questo punto di vista la posizione corretta è di non valicare la capacita produttiva regionale riveniente dagli accordi sottoscritti, rimuovendo gli ostacoli burocratici che ne rallentano il pieno conseguimento. La Basilicata, dal canto suo, potrebbe scegliere di assumersi il compito di mostrare la strada verso l’alternativa necessaria, smettendo i panni della “regione strategica” buona solo per attingere risorse e offrendo, invece, il proprio contributo di idee e di azioni per la costruzione di un modello di sviluppo che faccia delle energie fossili il volano di una nuova Basilicata energetica e produttiva. Le multinazionali rappresentano un’opportunità per l’apparato produttivo, a patto di definire un nuovo rapporto con il territorio e con i lavoratori.
Il lavoro è sistema pubblico di qualità
Rafforzamento e innovazione della capacità istituzionale come riforma permanente del sistema pubblico locale
Riformare la Basilicata mettendo in campo una nuova generazione di politiche pubbliche significa mettere in sinergia un complesso organico di provvedimenti cornice per rendere efficace il cambiamento istituzionale, sfruttando a pieno l’occasione offerta dalla riforma Delrio per accrescere il valore aggiunto dei nostri prodotti e servizi, agendo sulle capacità di innovazione e sulle competenze individuali e collettive. Investire sulla conoscenza, sui saperi, sulla ricerca è, pertanto, una scelta obbligata per alimentare sviluppo, lavoro e coesione sociale. Vanno valorizzate le istituzioni di alta formazione (università e conservatori) e le strutture di ricerca presenti sul territorio regionale. Il potenziale dei settori della conoscenza, affinché possa diventare il volano per rilanciare tutto il sistema produttivo lucano, necessita dell’attenzione da parte della Regione che deve recuperare un ruolo di programmazione condivisa e di legiferazione attenta alle esigenze territoriali. Rinnovare la Basilicata significa anche innovare il sistema pubblico di selezione secondo criteri di trasparenza. Immaginiamo una Regione centrata sulle funzioni di programma, con la delega dei compiti amministrativi e gestionali agli enti locali, segnatamente aalle Unioni dei Comuni, ed enti strumentali più efficienti che operano sulla base di un contratto di servizio con la Regione.