Si viene alla vita per caso e sempre per caso la si lascia. Forse è proprio questa casualità ad illuderci, durante tutta la nostra esistenza, che ogni cosa che ci accingiamo a fare è frutto della nostra volontà e non accade accidentalmente. Ma un attimo di accorata riflessione ci porta ad una fredda risata, ci fa scoprire che in realtà poche sono le situazioni in cui la nostra decisione è determinante. Senza accorgercene gran parte di ciò che realizziamo risponde ad una logica coincidente, spesso sottomessa a volontà e decisioni altrui. Il lavoro, per esempio. Quanti di noi pensano di aver scelto ciò che poi svolgeranno per gran parte della loro vita? Immagino siano in pochi ad alzare la mano. Altro esempio è la famiglia. Riflettete. Qualcuno vi ha chiesto di scegliere? E non illudetevi di aver scelto vostra moglie o vostro marito. Ricordate bene. Veramente l’avete voluto o è semplicemente accaduto? Potremmo continuare così per molti aspetti, se non tutti, del nostro vivere quotidiano. Pensiamo di scegliere, determinando con la nostra volontà ogni singolo percorso della nostra vita, e invece…
… Invece compriamo l’automobile e sicuramente non l’abbiamo scelta noi. Per essere alla moda ci conformiamo a ciò che dice Vogue America. Guardiamo la TV e siamo d’accordo con tutti.
Cosa sta accadendo? É semplicemente il caso o da un po’ di tempo è scomparso il pensiero? E con esso l’azione?
Se pensiamo che lo scorrere del tempo è solo un noioso rincorrersi di secondi in cui una volontà occulta (che per ovvie ragioni chiamerei CAOS) determini senza nessuna logica apparente la vita di ognuno di noi, allora nessuna riflessione, nessun pensiero, nessuna azione avrebbe senso. Tutto sarebbe frutto di misteriose alchimie. O di straordinarie combinazioni chimiche-organiche. Le piramidi: un cumulo di mattoni. La Bibbia: una sequenza di segni. I lager: semplici capanne di legno. L’uomo: un ammasso di carne e nervi. Si dà il caso che anche il caso è frutto del pensiero umano. Se davvero esiste, esiste perché lo ha pensato e poi inventato l’uomo. Con la sua riflessione, con il suo pensiero, con la sua azione. Ritorniamo a riflettere, dunque, ritorniamo a pensare, ritorniamo a muoverci. Basta con questa staticità. Basta con questa strana assuefazione alla vita. Il caso è un potente alibi per ognuno di noi. Così potente che oggi ha imbrigliato il corpo e la mente della generazione del terzo millennio. Milioni di persone ferme ad aspettare. Perché tanto ciò che deve accadere accade. E ciò che accade è perché deve accadere. Caso, fatalità, attesa. Innegabilmente abbiamo delle certezze come per esempio non poter arrestare il ciclo del sole. O quello della luna. Non poter prevedere un terremoto o come sarà il mondo tra mille anni. Ma la vita? Davvero la vita segue un percorso predefinito altrove?
Davvero il nostro vivere, le nostre azioni, il nostro pensiero è ostaggio di una volontà che non ha fattezze fisiche e nemmeno un indirizzo web?
Si può credere a tutto e quindi possiamo credere anche al caso.
Possiamo credere che siamo semplici recettori di impulsi. E come tali reagiamo automaticamente ad essi. L’amore, i figli, gli amici. Il primo bacio, il primo stipendio, la prima volta. Tutto predestinato. Tutto già assecondato. Tutto provocato. Noi fermi ad osservare ciò che accade agli altri e a sentire ciò che accade a noi. Esternamente. Intendo dire, che forse tutto questo sarebbe giustificabile per ciò che accade all’esterno del nostro corpo. Internamente, invece… rabbia, gioia, dolore. Emozioni, sensazioni, vibrazioni. Come giustifichiamo tutto ciò? Anche la nostra anima vive per caso? Anch’essa reagisce come se fosse un esperimento pavloviano alle continue sollecitazioni del caso? Nonostante l’epoca in cui viviamo io continuo a vedere qualcosa di straordinario. É la creatura umana con la sua bellissima complessità. Complessità che a volte genera gioie e più spesso dolori. Complessità che è frutto di una lunga storia e che ha consegnato, all’alba del terzo millennio, un uomo ancora ricco di contraddizioni. Ricchezza smodata e povertà assoluta. Tecnologia raffinatissima e standard primitivi. Violenza cieca e quotidiano spirito solidaristico. Forse è proprio per questo che è nato il caso. Per mascherare questa incredibile contraddizione di fondo. Per giustificare tutte quelle cose che di umano non hanno nulla. E laddove non è demerito dell’uomo. É merito del caso.