Devono rispondere di truffa in danno di ente pubblico (la Regione Basilicata) e frode sportiva le 23 persone denunciate dalla Squadra Mobile di Matera a conclusione dell’operazione “Ghost runner”, nel corso della quale sono tuttora in corso perquisizioni nella Citta dei Sassi e in provincia.
L’indagine della Squadra mobile Materana è nata da una serie di segnalazioni in merito ad alcune gare di atletica sospette, dopo che la Regione Basilicata, nel triennio 2008/2010 aveva istituito il fondo di incentivazione alle attività sportive, iniziano a fiorire a Matera numerose società sportive.
Cosa è accaduto in particolare?
Nel corso di una conferenza stampa del capo della Squadra Mobile, Nicola Fucarino, e del Vice Questore aggiunto, Luisa Fasano, è stato spiegato con quale artifizio si truffava. E’ noto che alle maratone solitamente si iscrivono numerosissimi atleti e pertanto la maggior parte delle incombenze come l’iscrizione, il ritiro di pettorine e microchip è demandata ai presidenti di società o propri delegati. Questo rende difficile un controllo sull’identità degli atleti,consentendo che un partecipante gareggi sotto falso nome, o non gareggi proprio, o addirittura gareggi con due microchip a polsi diversi.
Dall’attività di indagine della Squadra Mobile è emerso che l’intera attività truffaldina è stata occultata dietro una attività stabile e duratura, ben strutturata, che con il passar del tempo è andata sempre più perfezionandosi. Nei primi anni, i promotori della associazione a delinquere, approfittando della propria posizione privilegiata, l’uno presidente, l’altro segretario del comitato regionale della Fidal, essendo in possesso delle password necessarie e avendo conoscenza degli atleti, compilavano documenti falsi e creavano società fittizie con atleti inesistenti, da utilizzare per la richiesta di contributi alla Regione Basilicata – vittima della truffa – al solo scopo di moltiplicare le somme dei contributi da percepire. Sono state create apposite società, atleti tesserati inesistenti, o con false identità, con i quali moltiplicare i contributi regionali.
Insomma dal 2010 è sorta una vera e propria associazione a delinquere, con compiti ben distribuiti: i promotori organizzano le trasferte, tesseramento e creazione di società false, i presidenti provvedono a compilare le istanze di contributi alla Regione, gli atleti si tesserano con false generalità o gareggiano a nome di altri, familiari ed amici partecipano alle trasferte e contribuiscono al raggiro facendo risultare anche loro di aver gareggiato.
Tutto questo è stato scoperto dagli investigatori ed ora i responsabili, tutti denunciati a piede libero, devono rispondere di una serie di reati che vanno dall’associazione a delinquere, alla sostituzione di persona, falso ideologico, falso materiale, truffa e frode sportiva.