“E’ la prima o la seconda volta che mi capita di parlare con un direttore generale. In genere vengono a fare il messaggio di saluto e se ne vanno. Questo mi sembra un fatto rassicurante”. Alessandro Barelli, coordinatore della scuola di specializzazione di Rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, e educatore per l’European Resuscitation Council è uno che gira molto per attività di formazione continua sanitaria e quindi il siparietto con cui ha voluto concludere la sua “lezione” sullo stato dell’arte, i vantaggi e la progettualità per la simulazione medica avanzata è significativo. Ha raccontato brillantemente la storia della disciplina, dagli esordi nel 1956, su pazienti anestetizzati alle esperienze più recenti, dove anche le Asl di periferia attrezzano ambienti operatori per i training in simulazione, ma la prima domanda dalla platea è sempre quella: come facciamo a trovare il tempo per le simulazioni se fatichiamo a coprire le attività dell’assistenza?
Il meeting di stamattina nell’auditorium del San Carlo “Gestione del rischio clinico. Sicurezza per il paziente ed operatore” è stato focalizzato sulle “best practice in ostetricia e perinatologia” ma si inserisce in un progetto aziendale di più ampio respiro, con cui il San Carlo si candida a fare da centro di riferimento per il training in simulazione nell’area dell’emergenza per l’intero sistema sanitario regionale. “E’ questa una metodica che offre vantaggi consistenti – ha spiegato il professor Barelli – soprattutto nella sfera delle abilità non tecniche, dalla costruzione della leadership all’abitudine a lavorare e a ragionare in team.
“Questa iniziativa– precisa il capodipartimento del San Carlo Sergio Schettini – rientra nell’accordo Stato Regioni che riguarda la sicurezza di punti nascita. Per determinati processi, per la formazione di 3° livello il San Carlo è riconosciuto come starter. L’anno scorso abbiamo girato il ‘trailer’ con la prima esperienza di simulazione, oggi puntiamo a un modello pianificato di simulazione che dia sicurezza agli addetti nelle situazioni reali di emergenza. E’ come per i piloti che devono accumulare ‘ore di volo’ anche a terra… Sviluppando questo percorso, nel 2016, nascerà finalmente anche in Basilicata un gruppo di emergenza ostetrica”.
Per il direttore generale del San Carlo, Rocco A. G. Maglietta, “numeri consistenti” sono un requisito fondamentale per la sicurezza in sanità. “Quando si chiude un punto nascita – precisa –perché ha una scarsa attività non è un dramma. Anzi, gli utenti si dovrebbero sentire rassicurati perché si scongiura un importante fattore di rischio umano. E la cosa riguarda tutte le discipline. Perciò stiamo lavorando alla costruzione di un dipartimento interaziendale materno-infantile. Perché se non riusciamo a realizzare una rete vera è l’intero sistema regionale sanitario che può andare in fallimento”.
Il dg del San Carlo non si sottrae al tema del giorno: “Per applicare la legge 161 soltanto da noi servono 125 infermieri e 50 medici. Il blocco del turnover ha creato una situazione limite con personale o troppo vecchio o troppo giovane. E questo rappresenta un ulteriore problema per la costruzione dei turni nell’area dell’emergenza. Noi riusciamo, ad esempio, a reggere l’ulteriore carico dello Sten (il trasporto neonatale) solo grazie alla generosa disponibilità del personale”. I ringraziamenti non di rito sono estesi alla responsabile del Risk Management del San Carlo, Angela Bellettieri, animatrice del progetto e dell’evento formativo: “Quando si lavora in attività di nicchia – conclude Maglietta – il successo è sempre legato alla dedizione dei singoli”.
Hanno animato la prima sessione del meeting le relazioni della stessa Bellettieri, che ha illustrato il progetto formativo e Camilla Gizzi, la neonatologa del Fatebenefratelli di Roma che dal primo gennaio prossimo prenderà servizio come primario al San Carlo. Grande esperta di rianimazione neonatale, la dottoressa Gizzi ha analizzato le ultime linee guida per le emergenze perinatali.