Il Ridotto del Teatro Francesco Stabile di Potenza ha ospitato, giovedì 3 dicembre, la presentazione del volume “Lessico del cinema italiano. Forme di rappresentazione e forme di vita”, a cura di Roberto De Gaetano, pubblicato da Mimesis edizioni.
Secondo di una trilogia (il prossimo è atteso per il 2016), il volume si propone di raccontare il cinema italiano attraverso le parole comuni della lingua nazionale.
Ha introdotto e moderato l’evento Francesco Scaringi, direttore del Festival Città delle 100 Scale, in corso di svolgimento nel capoluogo.
Massimiliano Coviello, esperto in rappresentazione visiva, saggista e autore della voce Emigrazione contenuta nell’opera, ha tenuto la relazione “Il racconto delle migrazioni nel cinema italiano”. Attraverso la proiezione di fotogrammi cinematografici selezionati, Coviello ha analizzato il lemma da lui curato, ripercorrendo le diverse fasi storiche e vicende umane degli spostamenti di massa da e verso il nostro Paese.
«Questo libro non è né un dizionario, né una storia del cinema – ha spiegato Coviello – Non contiene definizioni ma è un tentativo di raccontare, per ciascuna delle voci, il cinema italiano. Le voci non sono radicate nella teoria del cinema ma cercano di cogliere alcuni aspetti della vita culturale che ha attraversato l’Italia e di come il cinema vi si è immesso e ha contribuito ad accrescerla. Dentro l’idea del libro c’è l’assunto che il cinema non parla solo a se stesso ma alla vita».
Intervenuto alla presentazione anche il direttore della Lucana Film Commission, Paride Leporace, che ha offerto ai nostri microfoni alcune riflessioni:
Direttore, parlando di cinema e di riflessioni sul cinema si fa sempre più riferimento al linguaggio, piuttosto che alle parole vere e proprie. Nella pubblicazione appena presentata, invece, si parte dal lessico dell’italiano per arrivare al cinema…
È un metodo che trovo innovativo, giusto. I curatori sono straordinari nella loro competenza, ma anche nel trattamento dei 21 lemmi attraverso questi tre volumi, hanno evitato di fare una storia del cinema oppure un dizionario. Hanno scelto 21 parole chiave per poter raccontare il cinema italiano in una maniera originale e secondo me molto importante.
Una delle parole, scelta anche per la presentazione, è Emigrazione, un tema quanto mai, tristemente, attuale…
È un tema attuale, non so se tristemente. Si, se pensiamo ad alcune immagini forse hai ragione, però il trattamento dell’emigrazione attraverso il cinema italiano ci racconta di italiani che sono partiti, di migranti che arrivano, di una cartografia dello spostamento e anche di una radiografia attraverso diversi momenti storici che abbiamo ben presente, forse più per immagini televisive, attraverso pietre miliari della nostra cultura. Siccome siamo in Basilicata, per esempio, mi sono molto soffermato su Rocco e i suoi fratelli, che è un punto nodale di concezione dell’altrove del lucano, che parte però rimane lucano.
Parlando di emigrazione, si tocca un tema importante. Come si può inserire nel discorso cinematografico contemporaneo, o come potrebbe inserirsi, un certo tipo di impegno argomentativo, un impegno nel raccontare?
È l’impegno degli autori della modernità del nostro secolo, con possibilità tecniche cambiate che abbassano i costi e con un nomadismo tipico della globalizzazione. Abbiamo sentito nell’intervento di questa sera che per andare in Argentina, nel 1880, si impiegavano 3 mesi di navigazione. Oggi per andare nello stesso luogo ci vuole una notte. Quindi questo permette una mobilità e a molti cineasti di poter raccontare delle storie anche contaminate, sia da un punto di vista produttivo che linguistico che nel linguaggio.