Un fiume in piena il direttore dell’Arpab (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) di Basilicata, Aldo Schiassi che oggi, ad oltre un anno e mezzo dalla sua nomina, ha incontrato i giornalisti.
Una conferenza stampa, la sua, ricca di spunti, molti polemici, che hanno consentito di capire finalmente cosa è accaduto in questo periodo di sua gestione.
Nominato da Pittella per l’esperienza manageriale e il curriculum (sono sue parole), da “uomo libero ed indipendente, capace di non arretrare, mettendo in discussione i propri ruoli” (anche queste sono sue parole) ha subito sentito “il lezzo di un consociativismo nel quale, per formazione culturale, non mi identifico”, come detto a chiare lettere.
Una indipendenza e una libertà che hanno consentito al direttore Schiassi di mettere mano ad un’agenzia che aveva bisogno, a suo dire, di essere riordinata, avendo trovato “un sistema caotico e decontestualizzato”. Un’Arpab che spesso non avrebbe svolto quelle che sono le prestazioni obbligatorie previste dalla legge.
Un primo intervento, appena nominato direttore – ricorda Schiazzi – è l’essere riuscito a bloccare l’acquisto di un immobile a Matera da utilizzare come sede, considerando che ve ne erano altri di proprietà pubblica da utilizzare. Così è stato, facendo risparmiare quattro milioni su un bilancio di otto.
Schiassi è passato quindi alla “lista degli orrori”, come l’ha definita.
Questione petrolio
“Abbiamo iniziato sistematicamente a fare il nostro dovere” afferma. Le fiammate che si ripetono nel centro oli sono la conferma che l’impianto è inadeguato e bisogna intervenire. Viene monitorata l’attività estrattiva della Total.
La moria di pesci nel Pertusillo
Tra non poche difficoltà – ricorda il direttore dell’Arpab Basilicata – si riesce a venirne a capo. La causa non è il petrolio ma il materiale organico sversato nel lago da bovari. Si chiedono maggiori controlli. C’è poi il problema di dragare il lago, perché la quantità di melma depositatasi nel fondo produce sedimentazioni organiche.
L’area industriale di San Nicola di Melfi
La questione Fenice è nota: l’Arpab ha fatto chiudere un forno ma la società ha fatto ricorso al Tar. “Io lo farò chiudere di nuovo” dice il direttore Schiassi che denuncia un’altra situazione alquanto preoccupante che interessa l’intera area industriale. “Nel 2003 fu fatto un impianto di 150 piezometri per misurare la qualità delle falde acquifere. Ne abbiamo trovati solo 9”.
Per quanto riguarda la Valbasento, la situazione è ancora più preoccupante: sono state riscontrate sostanze cancerogene nelle acque di affluenza di alcune industrie. E’ comunque pronto e finanziato un piano per la bonifica. Stessa operazione nell’area industriale di Tito.
La questione Siderpotenza
Con la gestione Schiassi, per la prima volta l’Arpab ha fatto indagine sulla diossina, commissionata ad una società per azione di Bolzano, non avendo l’agenzia lucana strumenti idonei per farlo.
La conferenza stampa affronta quindi le vicende più recenti: il bilancio non approvato, la nuova legge regionale che molte associazioni ritengono anticostituzionale. Il nuovo bando che suona quasi come un benestare per Schiassi .“Un direttore scomodo perchè indipendente” avrebbe detto di lui il Presidente della giunta regionale Pittella, come l’interessato stesso ha riferito ai giornalisti.
Ce n’è abbastanza perché dell’Arpab e del suo direttore se ne parli ancora.