Forniti dall’Inps i dati sul mercato del lavoro nei primi mesi del 2015. Rispetto al corrispondente periodo del 2014, aumentato il numero delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato nel settore privato (+340.323: da 990.641 a 1.330.964). Crescono anche le assunzioni con contratti a termine (+19.119) mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-32.991).
La variazione netta – vale a dire il saldo tra le assunzioni e le cessazioni – per i primi nove mesi del 2015 sfiora le 600mila posizioni; ciò che è rilevante è il confronto con l’analogo valore per l’anno precedente, pari a 310.595 unità: il miglioramento è dunque prossimo alle 300mila unità.
Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le “trasformazioni” degli apprendisti, sono state 371.152 (l’incremento rispetto al 2014 è del 18,1%). Le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato sono di poco aumentate (+25.889). Di conseguenza, la variazione netta dei contratti a tempo indeterminato risulta fortemente positiva (+469.393) e nettamente superiore a quella registrata per il corrispondente periodo dell’anno precedente (+98.046).
Tali andamenti spiegano anche il cambiamento nell’incidenza delle assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati, passata dal 32,0% dei primi nove mesi del 2014 al 38,1% dello stesso periodo del 2015. Nella fascia di età fino 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro “stabili” sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,4% del 2014 al 31,3% del 2015.
L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale in Basilicata (+35,9%), (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%),in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%). I risultati peggiori si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria (+17,1%).
La quota dei nuovi rapporti di lavoro full time sul totale dei nuovi rapporti registra un modestissimo incremento di 0,9 punti percentuali, passando dal 61,8% del 2014 al 62,7% del 2015.
Rispetto al 2014, il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro diminuisce di un punto percentuale, passando dal 6,3% al 5,3%; una diminuzione si riscontra anche nella fascia retributiva immediatamente superiore (1.001-1.250 euro), la cui incidenza passa dall’8,8% del 2014 al 7,9% del 2015. Risulta in lieve diminuzione (da 22,9% a 22,6%) il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese nella fascia tra 1.251 e 1.500 euro, mentre aumenta di 0,9 punti percentuali il numero dei rapporti che si collocano nella fascia retributiva da 1.501 a 1.750 euro e di 0,7 punti percentuali quello nella fascia da 1.751 a 2.000 euro; per i nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese fra 2.001 a 3.000 euro, gli aumenti sono pari a 0,2 punti percentuali, mentre risulta pressoché stabile l’incidenza delle fasce retributive superiori a 3.000 euro.
Per quanto riguarda i buoni lavoro, nei primi nove mesi del 2015 risultano venduti 81.383.474 voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (48.067.353), pari al 69,3%, con punte del 99,4% in Sicilia e dell’87,7% in Puglia.