Per i 136 dipendenti dell’Istituto Clinico Lucano ( ex Clinica Luccioni) di Potenza, quello di oggi è il giorno della verità per ciò che accadrà in consiglio regionale. L’assemblea sarà chiamata, infatti, salvo novità dell’ultim’ora, a votare la proposta di legge, già approvata dalle commissioni competenti, che consentirà alle strutture sanitarie che hanno limiti strutturali di adeguarsi alla normativa vigente, fissando anche i termini entro i quali questo dovrà essere fatto.
Comprensibile l’apprensione dei lavoratori per ciò che sta accadendo nei palazzi regionali, davanti ai quali hanno manifestato nei giorni scorsi. Lo hanno fatto proprio per richiamare l’attenzione del mondo politico su una situazione che se dovesse degenerare comprometterebbe non solo il loro futuro occupazionale. Priverebbe anche la città di Potenza di una struttura sanitaria storica (la clinica Luccioni svolge l’attività dal 1947) che in questi anni ha consentito alla Regione Basilicata di recuperare posti letto, migliorando tra l’altro il saldo tra mobilità interna ed esterna.
Il dott. Walter Di Marzo, amministratore unico dell’Istituto Clinico Lucano, queste cose ci tiene a ribadirle e ci mostra i grafici che confermano sia l’aumento dei posti letto recuperati dal 2003, quando fu rilevata la clinica, ad agosto 2015; sia la ripartizione dei ricoveri per regione.
“Sono dati significativi soprattutto perché – precisa – dimostrano che si è riusciti ad intercettare utenza anche da altre regioni limitrofe, soprattutto Puglia e Campania. Un dato in crescita esponenziale. Un vantaggio in termini economici anche per il sistema sanitario regionale”.
Dr. Di Marzio, eppure ora c’è il rischio di dover chiudere la clinica dopo che il Consiglio di Stato ha confermato che non è possibile rinnovare l’autorizzazione a svolgere le attività per carenze strutturali tuttora esistenti.
“Noi facciamo questo mestiere da anni. Eravamo e siamo consapevoli che questa struttura deve essere delocalizzata perché le esigenze di oggi non sono quelle di 60 anni fa. Non a caso da tempo stiamo verificando quale potrebbe essere il sito più idoneo intorno alla città di Potenza dove trasferire la clinica”.
Quindi, l’ipotesi di andare altrove, fuori regione…
“Non è stata mai presa in considerazione perché riteniamo che non sia giusto privare Potenza della sua clinica. Ovviamente tutto dipende da cosa ci verrà chiesto con il disegno di legge che il consiglio regionale si appresta ad approvare. Delocalizzare una struttura sanitaria ha i suoi tempi e intanto bisognerà continuare a garantire l’attività chirurgica e diagnostica ai pazienti. E’ il motivo per il quale abbiamo fatto nuovi investimenti. Solo per citarne uno: nell’aprile scorso abbiamo dotato la clinica di due Arco A C, apparecchiature per radioscopia che vengono utilizzate durante gli interventi chirurgici”.
Si sta investendo ovviamente non per rimanere in questa struttura che ha logisticamente dei limiti, bisogna riconoscerlo.
“Io so cos’è una clinica. Intanto s’investe oggi per consentire agli operatori di lavorare con la massima tranquillità e dare al paziente la massima sicurezza. Ma è ovvio che sono investimenti che si proiettano nel futuro, quando si potrà disporre di una struttura più rispondente alle aumentate esigenze”.
Attualmente quanti sono i reparti?
“Abbiamo ortopedia, chirurgia, urologia e ginecologia. Ad essi si aggiunge tutta l’attività di diagnostica. I posti letto sono 60 autorizzati, 56 in convenzione. Ma, come dicevo, bisogna già ora guardare al futuro, quando saremo, tra l’altro, costretti ad applicare la normativa europea, che c’imporrà di portare i posti letto a 120”.
Intanto, dr. Di Marzo bisogna risolvere i problemi più immediati.
“Noi siamo pronti a farlo. Gli istituti di credito sono disponibili a sostenerci. I tempi? Una nuova struttura non si realizza in pochi mesi. Si definisca un cronoprogramma. Bisogna solo intendersi cosa si vuol fare”.
Cosa intende fare la Regione lo si saprà oggi.