Prosegue la rassegna cinematografica #CinemaRitorvato in Basilicata, promossa da Lucana Film Commission, Unibas e Unitre di Potenza, in collaborazione con la Cineteca di Bologna.
Proiettato in versione restaurata questa sera, 19 ottobre, al cinema Don Bosco di Potenza, il capolavoro di Charlie Chaplin, La febbre dell’oro.
Prima proiezione ore 15.30, gratuita e riservata agli studenti.
Serale, ore 20.30, al costo di 2 euro.
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Un omino, cercatore d’oro solitario, affronta i rischi e i pericoli dell’algido Klondike per trovare la ricchezza. Incontra prima il temibile Black Larsen per poi instaurare un sodalizio con il robusto Giacomone in cui si imbatte accidentalmente cercando un rifugio in una baracca di legno. I due dovranno cercare di sopravvivere insieme alla fame e al freddo. Quando l’omino si recherà nel paese vicino ci troverà l’amore.
Chaplin realizza questo film dopo l’insuccesso commerciale de La donna di Parigi. Il suo affezionato pubblico non ha gradito che smettesse i panni del Vagabondo così il regista, favorevolmente impressionato da alcune foto scattate a fine Ottocento ai cercatori d’oro, ritiene di poter far tornare sullo schermo il personaggio di Charlot. Il che accadrà dopo 15 mesi dall’avvio del progetto e dopo ben 170 giorni di lavorazione. Come spesso gli accadeva la sua vita privata finì anche in questo caso con l’interferire con il film. L’attrice Lita Grey, scelta per il ruolo femminile, rimase incinta (il matrimonio riparatore in Messico lontano dai riflettori durerà due anni) e venne sostituita con Georgia Hale.
Portato sullo schermo nel 1925 il film verrà rieditato nel 1942 con un cambiamento delle musiche e la sostituzione dei cartelli con un commento sonoro dello stesso Chaplin. Ancora oggi La febbre dell’oro si presenta come un’opera assolutamente moderna, una di quelle che si imprimono in maniera indelebile nella storia del cinema. La casa in bilico sul precipizio e la stessa passeggiata iniziale sull’orlo del burrone, con tanto di orso minaccioso, sono brani da antologia. Così come la trasformazione del Vagabondo in una enorme gallina inseguita da un Giacomone affamato. Chaplin nell’infanzia aveva conosciuto per esperienza diretta i morsi della fame ed è anche per questo che riesce a mettere in gioco un’ironia che non si trasforma mai in irrisione dei diseredati ma conserva con loro un forte senso di vicinanza. Al vertice delle numerose gag sta però, ancora oggi, la scena della danza dei panini. Di per sé non si trattava di un’idea originale: già Fatty Arbuckle in Rough House ne aveva abbozzato gli elementi di base. Chaplin però eleva il potenziale di questa scena alla massima potenza.
Le cronache dell’epoca ci tramandano che alla prima al cinema Capitol di Berlino si verifico il caso, più unico che raro, di un bis nel corso di un film. Dinanzi alla danza dei panini il pubblico andò in visibilio e il direttore di sala si recò in cabina di proiezione dando ordine di riavvolgere la pellicola per riproporre la scena che venne accolta con un entusiasmo ancora maggiore (mymovies.it).