Sperimentazione e messaggi al limite del criptico, lo scorso 15 ottobre, al Teatro Francesco Stabile di Potenza, nell’ambito del Festival Città delle 100 Scale.
In scena Maurizio Saiu, coreografo e regista, con Elisabetta Di Terlizzi in Morte araba: la genesi, primo atto di un più articolato progetto triennale.
Una danza intensa, soffusa e tesa quella proposta da Saiu. Il nome nasce da quanto scrive il celebre attore Bela Lugosi in un suo libro: l’attrice di cinema muto Theda Bara volle far incidere sulla sua tomba l’anagramma del suo nome, ovvero arab death, morte araba.
E la morte è uno dei temi rappresentati nella/con la danza, fatta di fiori, allusioni a un feretro che diventa magico facendo sparire il corpo del defunto, alternanza di buio e luce (poca) con l’impressione costante, nell’oscurità, della presenza di fantasmi, ipotesi di spettri percepiti con forza.
Si alternano sul palco coreografie brevissime, aperte da una figura oscura, rumori di fondo stranianti, vento, animali in rivolta, pioggia e un violino, terzo attore, celato nel buio.
Figure capovolte, scatti e immobilità sembrano richiamare un rituale propiziatorio, una danza continua, un dimenarsi fra un lamento e un canto lontano.
Il Festival Città delle 100 Scale prevede, come prossimo appuntamento, un seminario di studio, in collaborazioni con l’Università degli Studi della Basilicata, dal titolo …e, tuttavia, danzo molto quando disegno dedicato al lavoro e alla figura del poliedrico artista Jan Fabre. Il seminario si terrà mercoledì 21 ottobre presso l’aula Eurifamo della sede Unibas di Via Nazario Sauro a Potenza, alle ore 16.30. interverranno al seminario, oltre al direttore del festival Francesco Scaringi, Maria Edelaide Cuozzo, docente di storia dell’arte contemporanea dell’Unibas e Brunella Buscicchio, critico d’arte e curatore.