E’ successo a Mormanno (Cosenza). Un operaio, Faid Haireche, 44 anni, di origine marocchina ma residente a Sant’Angelo Le Fratte , è morto in un incidente sul lavoro avvenuto in una cantiere per i lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria.
L’operaio lavorava per una azienda di carpenteria metalliche. Per ricostruire la dinamica dell’incidente sono state avviate le indagini da parte dei carabinieri. L’area dell’incidente è stata sequestrata.
Le reazioni dei sindacati
Dopo l’ennesimo mortale incidente sui cantieri dell’A3, dura presa di posizione dei sindacati.
Per il segretario generale della Filca Cisl di Basilicata, Michele La Torre “l’ennesimo infortunio mortale sul cantiere della Salerno-Reggio è più di un campanello d’allarme sulla gestione della sicurezza nella più grande opera pubblica del Mezzogiorno”.
Nell’esprimere solidarietà alla famiglia di Faid Haireche, La Torre ribadisce l’impegno del sindacato a richiamare istituzioni, Anas e aziende impegnate nei lavori di ammodernamento di questa importante infrastruttura ad un maggiore impegno sul fronte della sicurezza dei lavoratori affinché venga messa la parola fine a questa lunga e tragica contabilità”.
Intanto si auspica che rapidamente la magistratura faccia il suo corso per chiarire la dinamica del grave incidente ed individuare eventuali responsabilità.
Su quanto accaduto sull’A3 interviente anche il segretario generale della Fillea Cgil di Basilicata,Egidio Iacovino, secondo il quale, dopo l’ennesimo incidente mortale si deve prendere atto che la sicurezza sui luoghi di lavoro è aldilà da venire. Nonostante le denunce fatte tutti i giorni si continua a morire di lavoro e dei controlli neanche a parlarne”.
“Dobbiamo decidere se la sicurezza è un atto solo legislativo e quindi di ludi cartacei, oppure la sicurezza è un atto significante e soprattutto di applicazione di procedure e sistemi che consentono di lavorare evitando incidenti.
La sicurezza è una cultura e le responsabilità non vanno ricercate solo in capo alle azienda perché essa non è solo un impegno contrattuale ed individuale ma è segno di civiltà del lavoro.
Le norme ci sono è sono innovative, però – Conclude Iacovino – se non riusciamo ad applicarle diventano un peso e una responsabilità di accumulare le carte per essere in regola.