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Politica

Costi della politica: i governanti locali valgono 1,4 mld di euro

USB - Ufficio Stampa Basilicata 27 Agosto 2015
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Secondo la ricerca sono 1,4 miliardi di euro l’ammontare dei pagamenti effettuati nel 2014 per le indennità degli organi istituzionali degli enti territoriali “più in vista”, pari a poco più di 23 euro per ciascun cittadino. Ben otto le regioni i cui enti locali stanziano una cifra almeno doppia di quella media italiana: svettano Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, seguono Molise, Basilicata, Sardegna, Calabria, Sicilia e Umbria. Le realtà più virtuose in Lombardia e nel Lazio. Nei primi otto mesi del 2015 liquidati poco più di 675 milioni di euro per il mantenimento della rappresentanza locale. Il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio: «Inutile spremere gli enti locali senza una visione d’insieme. Si rimetta mano alle partecipate, ai costi e ai fabbisogni standard ancora in alto mare».
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Ammontano a 1.408 milioni di euro i mandati di pagamento effettuati delle tesorerie di Regioni, Comuni, Province, Comunità montane e Parchi per gli amministratori locali. Una spesa in diminuzione di 420 milioni di euro rispetto al 2009 (-22,9%) quando i costi della rappresentanza locale erano stati poco più di 1.827 milioni di euro. Uno “sforzo di democrazia” pari mediamente a 23,2 euro per ciascun cittadino.
Sono la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige, rispettivamente con 143,4 euro e 63,5 euro per abitante, le realtà regionali che spendono di più per “mantenere” il ruolo dei rappresentanti locali. Sul versante opposto, si collocano il Lazio con 12,8 euro pro capite e Lombardia che, per il 2014, ha speso 12,9 euro per abitante. Analizzate principalmente alcune categorie di spesa e di voci contabili: indennità, compensi e rimborsi per il funzionamento degli organi istituzionali, acquisto di beni e di servizi per le spese di rappresentanza. Cinque le tipologie di enti locali sotto osservazione: Regioni, Comuni, Province, Comunità montane ed Enti parco. E, intanto, nei primi otto mesi del 2015 risultano effettuati pagamenti per indennità, rimborsi e spese di rappresentanza per 675 milioni di euro.
é quanto emerge dalla Nota scientifica sulla mappatura dei costi della politica nelle regioni italiane realizzata dall’Istituto Demoskopika che ha utilizzato e rielaborato i dati contenuti nel sistema informativo Siope per il 2009, 2014 e 2015.
«I dati – commenta il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – confermano che, nell’ultimo quinquennio, si è ridotta la spesa corrente degli enti locali e, in particolare, di quasi un quarto la macro voce dei costi diretti della politica. Malgrado persistano ancora alcuni interessanti spazi di manovra per razionalizzare ulteriormente le spese il funzionamento degli organi istituzionali dei governi locali, la strategia prioritaria di “spremere” ulteriormente gli enti locali – continua Raffaele Rio – sembra poco proficua in termini di risultati provocando, in alcuni casi, inutili tormentoni quali quello sulla soppressione delle Province e delle Comunità montane che, per assenza di una visione chiara e decisionista della politica stessa, ha prodotto situazioni tanto ambigue quanto complesse nella risoluzione. Si riprenda con decisionismo politecnico – conclude il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – la strada della giungla delle partecipate e il lavoro di efficentamento della spesa degli enti locali attraverso i costi e i fabbisogni standard ancora in alto mare o, nella migliore delle ipotesi, lontani dal produrre risultati tangibili».

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Rappresentanza: ogni cittadino spende 23 euro per il governo dei territori. Mappatura della spesa: prevalgono le “pecore nere”. Solo sette regioni sotto la media italiana.  Confronto: taglio di 420 milioni di euro rispetto al 2009. Barometro dei costi: liquidati 675 milioni di euro nel 2015.
Rappresentanza: ogni cittadino spende 23 euro per il governo dei territori.

Gli amministratori locali sono costati 1.408 milioni di euro nel 2014, un esborso che pesa per 23,2 euro su ciascun cittadino residente in Italia. L’ammontare della spesa per la rappresentanza di Regioni, Comuni, Province, Comunità montane ed Enti parco è stata ottenuta elaborando ed aggregando alcune voci di costo rilevabili dalla banca dati Siope, sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti, in tempo reale, effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche, che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat.
Con 741 milioni di euro, pari al 52,6% dei costi complessivi, prevalogono le spese sostenute per il funzionamento degli organi istituzionali delle Regioni ed, in particolare, per l’indennità di carica e di missione ai componenti del Consiglio e della Giunta regionale, del Presidente della Giunta, le spese di funzionamento dei gruppi consiliari, i compensi derivanti dalla partecipazione dei componenti degli organi istituzionali alle riunioni degli organi. A seguire i costi messi in campo per i Comuni pari a 555,3 milioni di euro (39,4%), per le Province con 105,6 milioni di euro (7,5%. In coda, con esborsi meno rilevanti, le spese sostenute per le Comunità montane e per gli Enti parco pari rispettivamente a 4,4 milioni di euro (0,3%%) e 2 milioni di euro (0,1%).

Mappatura della spesa: prevalgono le “pecore nere”. Solo sette regioni sotto la media italiana.  

In Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige la democrazia costa rispettivamente sei e tre volte in più di quella italiana. Per mantenere le spese di funzionamento degli organi istituzionali locali, infatti, in Valle d’Aosta, nel 2014, sono stati spesi 18,4 milioni di euro pari a ben 143,5 euro per ciascun valdostano e nel Trentino Alto Adige poco meno di 67 milioni di euro pari a 63,5 per abitante.
Ma la classifica delle “pecore nere” non è finita. Immediatamente dopo si collocano altre sei reltà regionali i cui costi per le indennità, i rimborsi, gli acquisti e le spese di rappresentanza degli amministratori locali sono pari al doppio dell’investimento medio in rappresentanza locale di ciascun italiano (23,2 euro). Complessivamente in queste aree sono stati spesi ben 470 milioni di euro per il funzionamento degli organi di governo di Regioni, Province, Comuni, Comunità montane ed Enti parco: Molise con una spesa di 16,8 milioni di euro (53,5 euro pro capite), Basilicata con una spesa di 29,4 milioni di euro (50,8 euro pro capite), Sardegna con una spesa di 80,7 milioni di euro (48,5 euro pro capite). E, ancora, la Calabria che nel 2014 ha generato costi per la rappresentanza locale pari a 92,3 milioni di euro (46,6 euro pro capite), la Sicilia con una spesa pari a 207,1 milioni di euro (42,6 euro pro capite) e l’Umbria con una spesa pari a 32,1 milioni di euro (35,9 euro pro capite).
Con uno sforamento della spesa significativamente minore alle precedenti regioni anche se al di sopra della media italiana si posizionano i governi locali dell’Abruzzo con una spesa pari a 42,1 milioni di euro (31,5 euro pro capite), del Friuli Venezia Giulia con una spesa pari a 38 milioni di euro (31 euro pro capite), della Liguria con una spesa pari a 39,5 milioni di euro (24,8 euro pro capite), del Piemonte con una spesa pari a poco più di 110 milioni di euro (24,8 euro pro capite) e, infine, delle Marche con una spesa pari a 36,3 milioni di euro (23,4 euro pro capite).
Sul versante opposto, a conquistarsi il podio delle regioni “formiche”, meno dispendiose, Lazio e Lombardia i cui governi della rappresentanza locale hanno generato costi rispettivamente per 75,1 milioni di euro pari a 12,8 euro per abitante e per 128,7 milioni di euro pari a 12,9 euro per abitante. La graduatoria delle realtà regionali “virtuose” prosegue con la Campania le cui spese di funzionamento dei governanti locali sono state, nel 2014, pari a 90,1 milioni di euro (15,3 euro pro capite) e la Toscana con costi generati in rappresentanza locale di 57,6 milioni di euro (15,4 euro pro capite). Seguono l’Emilia Romagna con una spesa pari a 74,9 milioni di euro (16,8 euro pro capite), il Veneto con una spesa pari a 84,5 milioni di euro (17,1 euro pro capite) e, infine, la Puglia con una spesa pari a 77,9 milioni di euro (19,1 euro pro capite).

Confronto: taglio di 420 milioni di euro rispetto al 2009.

Nel 2014, i costi della politica hanno subìto una significativa sforbiciata rispetto al 2009 quando il monte spesa per i governi locali era complessivamente di 1.827 milioni di euro: 418,8 milioni di euro in meno pari al 22,9%. Come era prevedibile visto i provvedimenti normativi di “soppressione graduale”, i tagli più consistenti in termini percentuali si sono verificati per le spese di funzionamento degli organi istituzionali delle Comunità montane (-63,4%) e delle Province (-46,4%) per i cui costi di mantenimento della rappresentanza si è determinata una contrazione complessivamente pari a 99 milioni di euro: 91,4 milioni di euro per le Province e 7,6 milioni di euro per le Comunità montane. In termini assoluti, la riduzione più rilevante si è registrata per le indennità, i rimborsi, gli acquisti e le spese di rappresentanza degli amministratori delle Regioni con un meno 173,7 milioni di euro (-19%) e dei governanti comunali con un meno 146,1 milioni di euro (-20,8%).
Un’unica nota, in direzione opposta, la spesa per gli Enti parco che rispetto al 2009,hanno fatto registrare un aumento dei costi pari al 6,7%.

Barometro dei costi: liquidati 675 milioni di euro nel 2015.

Nei primi otto mesi del 2015, i pagamenti, in tempo reale, effettuati dalle tesorerie degli enti locali monitorati dallo studio di Demoskopika sono stati pari a 675,1 milioni di euro: 369,6 milioni di euro per il funzionamento degli organi istituzionali delle Regioni, ben 300 milioni di euro per i rappresentanti comunali, poco meno di 9 milioni di euro per gli amministratori provinciali. E, infine, 2,5 milioni di euro per gli Enti parco e 2,2 milioni di euro per le Comunità montane.

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