Una mostra allestita dal prof. Saverio Ciccimarra “in maniera nuda per esaltare i colori di Di Matteo”, come egli stesso ha detto nel presentare l’artista- scenografo di Nova Siri durante il “Festival della cultura”, organizzato dall’associazione “Omnia mentis”.
Una mostra “semplice come tale è la vita di Gaetano Di Matteo” ha detto il prof. Ciccimarra, che ne ha tracciato la vita, ricordando le sue frequentazioni con personalità del mondo della cultura, del cinema e dell’arte. Ciccimarra ha fatto riferimento, fra l’altro, alla semplicità con la quale Di Matteo sta vicendo questa fase della sua vita, condizionata dalla malattia.
Abbiamo incontrato Gaetano Di Matteo nel suo giardino, in viale Siris a Nova Siri, prima dell’inaugurazione della mostra.
Sentiamo la dichiarazione che il maestro ha rilasciato a Ufficio Stampa Basilicata.
Di Matteo ha vissuto sempre a Nova Siri. Il suo studio in viale Siris per anni si è trasformato in un vero cenacolo, dove si sono incontrati uomini di cultura, poeti (Dario Bellezza in particolar modo), artisti. Un fervore culturale che probabilmente non tutti hanno compreso ed apprezzato. Anzi. Qualcuno ha tentato anche di isolare il maestro Di Matteo, il quale, nonostante questo, perchè innamorato del suo paese, anni addietro ha regalato alla sua Nova Siri una scultura: rappresenta una nave capovolta e si staglia nel cielo sul lungomare.
Una scultura che ben si armonizza con l’ambiente naturalistico che, onore al merito agli amministratori che si sono succeduti, è stato preservato e curato.
Altrettanto non si sta facendo con la scultura del maestro Di Matteo, un’opera d’arte che potrebbe divenire il simbolo della località turistica. C’è bisogno, infatti, di maggiore manutenzione e soprattutto va illuminata per darle maggiore splendore, come si è avuto modo di verificare in occasione di una recente mifestazione svoltasi sul lungomare.
Lo apprezzerebbero i tanti turisti che si soffermano ad ammirare la scultura, sebbene non sappiano chi l’abbia realizzata perchè nè una targa nè un cartello lo spiega.
Ed è un vero peccato.
Nino Cutro