Facendo riferimento ad una recente inchiesta del quotidiano “La Repubblica”, Blasi richiama l’attenzione su quanto possano essere più ricattabili le donne che definisce: “le nuove schiave dei campi”.
“Le donne – afferma Blasi – sono più ricattabili e più facili da piegare alla volontà dei caporali. Per questo chi controlla il mercato del lavoro agricolo preferisce le connazionali. Nella sola Puglia, secondo i dati della Cgil, circa 40mila braccianti sono gravemente sfruttate con paghe che non superano i 30 euro per 10 ore trascorse a raccogliere fragole o uva’. A quanto pare – sottolinea la presidente Blasi – le donne risultano essere più predisposte a lavorare nei campi, sembrano poter sopportare di più un lavoro ‘delicato’, ci sono frutti ed ortaggi, che devono essere maneggiati e raccolti con cura. Ecco che allora si riconoscono le prerogative di una donna, ma si dimentica la loro dignità”.
La presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità ribadisce pertanto l’urgenza di combattere il caporalato, con la mobilitazione di tutti, forze dell’ordine, istituzioni, sindacati affinchè vengano riconosciuti i diritti, chiave di volta per garantire dignità alle persone.
Intanto sono operativi i centri di accoglienza di Venosa e Palazzo San Gervasio, che ospitano circa 50 migranti. Sono predisposti servizi di posto letto, docce, bagni, cucine e assistenza sanitaria”. Ne dà notizia Pietro Simonetti, dell’organo di coordinamento migranti Regione Basilicata.
Le strutture, che l’anno scorso hanno ospitato 400 migranti su 927 assunti regolarmente da 220 produttori, sono gestite dalla Croce Rossa, con la collaborazione di un comitato composto da rappresentanti del volontariato e delle parti sociali.
“Mentre sono aperte le prenotazioni, caporali stranieri e locali – denuncia Simonetti – tentano di impedire che questo avvenga, trattenendo i documenti dei lavoratori”.
“Molti di questi sono costretti a vivere ancora in situazioni disumane – prosegue Simonetti – come accade nell’area di Boreano, dove sono state costruite baracche (fittate o vendute con anticipo) nei siti dei casolari abbattuti, con un bar, vendita di prodotti. Qui risiedono circa cento persone. Nonostante gli interventi delle organizzazioni sindacali, della Caritas in particolare e delle associazioni che hanno chiesto l’apertura dei centri i caporali impedisco l’uscita dei migranti. Sono state effettuate le segnalazioni alle autorità preposte per gli interventi urgenti per il ripristino della legalità e per evitare che Boreano, Le Mattinelle ed una contrada di Montemilone siano zone franche gestite dal caporalato e da varie organizzazioni illegali”.
“Siamo certi – conclude Simonetti – che le forze dell’ordine, l’Ispettorato del Lavoro moltiplicheranno gli sforzi in questo momento particolare di lotta al caporalato: le norme ci sono, l’ordinanza di sgombero per Boreano è vigente ed ora tocca a tutti agire con determinazione”.
“Le donne – afferma Blasi – sono più ricattabili e più facili da piegare alla volontà dei caporali. Per questo chi controlla il mercato del lavoro agricolo preferisce le connazionali. Nella sola Puglia, secondo i dati della Cgil, circa 40mila braccianti sono gravemente sfruttate con paghe che non superano i 30 euro per 10 ore trascorse a raccogliere fragole o uva’. A quanto pare – sottolinea la presidente Blasi – le donne risultano essere più predisposte a lavorare nei campi, sembrano poter sopportare di più un lavoro ‘delicato’, ci sono frutti ed ortaggi, che devono essere maneggiati e raccolti con cura. Ecco che allora si riconoscono le prerogative di una donna, ma si dimentica la loro dignità”.
La presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità ribadisce pertanto l’urgenza di combattere il caporalato, con la mobilitazione di tutti, forze dell’ordine, istituzioni, sindacati affinchè vengano riconosciuti i diritti, chiave di volta per garantire dignità alle persone.
Intanto sono operativi i centri di accoglienza di Venosa e Palazzo San Gervasio, che ospitano circa 50 migranti. Sono predisposti servizi di posto letto, docce, bagni, cucine e assistenza sanitaria”. Ne dà notizia Pietro Simonetti, dell’organo di coordinamento migranti Regione Basilicata.
Le strutture, che l’anno scorso hanno ospitato 400 migranti su 927 assunti regolarmente da 220 produttori, sono gestite dalla Croce Rossa, con la collaborazione di un comitato composto da rappresentanti del volontariato e delle parti sociali.
“Mentre sono aperte le prenotazioni, caporali stranieri e locali – denuncia Simonetti – tentano di impedire che questo avvenga, trattenendo i documenti dei lavoratori”.
“Molti di questi sono costretti a vivere ancora in situazioni disumane – prosegue Simonetti – come accade nell’area di Boreano, dove sono state costruite baracche (fittate o vendute con anticipo) nei siti dei casolari abbattuti, con un bar, vendita di prodotti. Qui risiedono circa cento persone. Nonostante gli interventi delle organizzazioni sindacali, della Caritas in particolare e delle associazioni che hanno chiesto l’apertura dei centri i caporali impedisco l’uscita dei migranti. Sono state effettuate le segnalazioni alle autorità preposte per gli interventi urgenti per il ripristino della legalità e per evitare che Boreano, Le Mattinelle ed una contrada di Montemilone siano zone franche gestite dal caporalato e da varie organizzazioni illegali”.
“Siamo certi – conclude Simonetti – che le forze dell’ordine, l’Ispettorato del Lavoro moltiplicheranno gli sforzi in questo momento particolare di lotta al caporalato: le norme ci sono, l’ordinanza di sgombero per Boreano è vigente ed ora tocca a tutti agire con determinazione”.