Il settore ha grosse potenzialità, con un migliaio di imprese impegnate a promuovere il meglio della regione.
Lo sostiene Antonio Miele, presidente di Confartigianato di Basilicata, secondo il quale “tradizione ed innovazione possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano che per l’export continua a dare segnali incoraggianti. Abbiamo un potenziale enorme, tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata”- precisa Miele – è appena dello 0,1 per cento dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud e che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva”.
All’interno dell’organizzazione professionale è stata costituita Confartigianato Alimentazione. La vice presidente nazionale con delega al Mezzogiorno, Rosa Gentile, rinnova “la sfida delle piccole e medie imprese lucane di costruire intorno al “brand Matera” una sorta di “total quality”, il piacere del mangiar bene e del dormire bene a partire dalla realtà straordinaria della Città dei Sassi, con eventi, cultura, bellezze architettoniche e un buon tessuto commerciale da estendere sull’intero territorio regionale. Per questo è necessario- sostiene Gentile – fare rete tra tutti questi aspetti del territorio per promuovere l’attività turistica in tutta la regione con il “piatto forte” dell’alimentare”.
Il settore – sostengono i dirigenti di Confartigianato . va comunque protetto dalle contraffazioni alimentari, chre ha un giro d’affari da 7 milioni di euro l’ora e da 60 miliardi di euro l’anno, di cui alcune centinaia di milioni di euro solo in Basilicata.
E’ il business dell’agropirateria, della contraffazione, della frode nei confronti dell’agroalimentare “made in Italy”, il più clonato nel mondo. Si tratta – denuncia Confartigianato – di un vero e proprio “scippo” ai danni del settore, un assalto indiscriminato e senza tregua, dove la criminalità organizzata fa veri affari. I consumatori vengono truffati, gli agricoltori e gli industriali dell’agroalimentare derubati. A questo si aggiunge il fatto che ogni anno entrano nel nostro Paese prodotti alimentari “clandestini” e “pericolosi” per oltre 2 miliardi di euro. Poco meno del 5 per cento della produzione agricola nazionale. I sequestri da parte delle autorità competenti italiane negli ultimi due anni si sono più che quadruplicati. E ciò significa che i controlli funzionano, ma il pericolo di portare a tavola cibi “a rischio” e a prezzi “stracciati” è sempre più incombente. I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta, l’olio di oliva, la mozzarella, i formaggi, le conserve alimentari.
Da noi, insieme alla fragola del Metapontino “taroccata” in Spagna, sono vittime di agropirateria -conclude la nota di Confartigianato – numerosi prodotti tipici lucani come il caciocavallo, il pecorino di Moliterno, i salumi di Picerno, l’aglianico del Vulture, l’olio delle colline del Materano, la farina di grano duro “senatore” del Materano, il peperone di Senise”.