Per il Presidente della Giunta Regionale, Marcello Pittella, sono positivi (abbiamo pubblicato ieri l’analisi che fa del quadro che emerge dall’istituto previdenziale). In un’intervista rilasciata a TV2000, si parla di “Miracolo Basilicata”.
Diversa l’analisi dell’Osservatorio della Uil.
Vi proponiamo l’intervista che a “Ufficio Stampa Basilicata” ha rilasciato il segretario regionale, Carmine Vaccaro.
“Dall’analisi dei dati dell’Inps confrontati con quelli del 2914 emerge che vi è, sì, una crescita ma – precisa Vaccaro – di assunzioni precarie, a tempo determinato e che dipendono sostanzialmente dalla presenza della Fiat.
L’azienda automobilistica torinese ha trasformato contratti a tempo indeterminato di circa 2mila unità. Ci sono poi miriadi di contratti a tempo determinato con contrato in somministrazione da agenzie che fanno emergere dati positivi ma si tratta sempre di contratti a termine. C’e’ un saldo negativo”.
-La vostra preoccupazione , ci pare di capire segretario Vaccaro, è che con il Jobs Act non ci siano garanzie future per i nuovi assunti?
“Appunto… E’ venuto meno la garanzia per il lavoratore di essere tutelato. Mi faccio una domanda molto semplice: cosa succederà quando il mercato dell’auto, com’è prevedibile, avrà una contrazione? Saranno assicurati gli stessi livelli occupazionali alla Sata.”
– Al netto dell’effetto Fiat, nel panorama occupazionale lucano ci sono elementi che possano far pensare ad una ripresa?
“Una piccola ripresa si registra nel turismo soprattutto nel Metapontino, considerando che siamo in piena estate. Il resto credo che sia sotto gli occhi di tutti: se la povertà aumenta, se aumenta il numero dei cassintegrati, siamo a 15mila unità che hanno perso il posto di lavoro: di quale ripresa parliamo? Quali sono le aziende che assumono? Il problema vero è che in Basilicata non esiste un tessuto industriale, imprenditoriale. Se esiste ha una certa fragilità”.
– Perché secondo lei?
“Perché una delle cose che non abbiamo è una infrastrutturazione materiale e immateriale che consentirebbe di portare le aziende in Basilicata”
– Cos’altro si dovrebbe fare per far diventare la Basilicata polo di attrazione dell’imprenditoria di fuori regione?
“Dobbiamo rendere la Basilicata più conveniente, più appetibile. Significa che bisogna mettere in condizioni le aziende di venire in Basilicata. Immagino: riusciamo a far pagare di meno la corrente elettrica alle aziende? Per farlo dobbiamo produrla. Come si fa a produrla? Utilizzando meglio il bosco e l’acqua….”
– E il petrolio no?
“Anche il petrolio. Su questo aprirei una parentesi: il petrolio produce più soldi e meno lavoro”.
– Ma più soldi non avrebbero dovuto produrre più lavoro. Dove si è sbagliato?
“Si è sbagliato nel non aver saputo coinvolgere in un processo di sviluppo le stesse grandi multinazionali che interagiscono in Basilicata…”
– Per una sorta di sudditanza della Regione o perché andava bene così?
“E’ una questione di relazioni, di connessioni. E’ una questione di classe dirigente. Sul petrolio c’è una moda: a chi la spara più grossa. Mi chiedo: forse perché qualcuno deve salvarsi la coscienza? Bisogna assumersi le responsabilità quando si è classe dirigente”.
-C’è la possibilità di recuperare?
“Abbiamo ancora 15-20 anni a disposizione perché il petrolio prima o poi finirà. Io ho lanciato l’idea della costituzione di un “fondo sovrano” con i soldi delle royalties del petrolio, dell’acqua, del bosco. Ogni euro può produrre un euro e settanta se investito bene. Basta vedere cosa accade in Norvegia, in Alasca.
– Questa proposta l’avete fatta come sindacato alla Regione?
“Certamente con la venuta di De Rita. Abbiamo presentato documentazione”
– Abbiamo l’impressione che lei sia convinto che la Regione non ascolti i sindacati. Non a caso ha riproposto di recente la questione della concertazione sociale, di un partenariato moderno.
“Io sono preoccupato. Nei prossimi sette anni per la programmazione europea arriveranno tre miliardi di euro. Noi insieme a Cgil e Cisl abbiamo fortemente lanciato l’idea che bisognava smettere di utilizzare questa risorsa nella logica della distribuzione a pioggia. Bisogna dare un’anima a questi fondi: per noi è l’occupazione, il lavoro. E’ una delle ultime chance che abbiamo a disposizione. Per fare questo ci vuole il pieno coinvolgimento, e non solo nella fase di elaborazione, del partenariato economico e sociale di questa regione”.
– Secondo lei, Vaccaro, qualcosa deve farsi perdonare anche la classe imprenditoriale?
“Quali sono le aziende che oggi riescono a vincere la concorrenza del mercato globale? Quelle poche che hanno saputo rinnovarsi, innovarsi. Hanno saputo mettere a disposizione gli utili per lo sviluppo”:
– Segretario, i giovani: molti vanno fuori dalla Basilicata. Pochi ne fanno ritorno.
“ E’ vero. Sono tremila i giovani che annualmente vanno a studiare fuori. Solo 600 tornano in Basilicata. Senza giovani non c’è futuro. Come risolvere il problema? Incominciando a parlare ai giovani, dicendo che un pezzo del loro futuro dipende da loro stessi. Abbiamo fatto degli errori nel passato: quando i giovani hanno voluto spendersi in un’esperienza imprenditoriale li abbiamo lasciati soli. C’è bisogno di creare l’Agenzia del Lavoro che riunisca tutti gli organismi esistenti e che possa accompagnare i giovani, chi ha perso il posto di lavoro, verso un percorso nuovo che produca occupazione”.
-Quando si parla di occupazione, di nuovi posti di lavoro, si guarda anche all’università che possa produrre lavoro. E’ possibile, questo?
“Il problema qual è? I dieci milioni di euro che la Regione mette a disposizione per l’università non devono servire per la spesa corrente. Devono servire per lo sviluppo reale, rapportandosi con il mondo produttivo. Guardo a quello che accade a Brescia dove si è creata una rete di rapporti tra università e aziende”.
– Per concludere, segretario, un elemento per dare speranza soprattutto ai giovani
“La Basilicata è un grande laboratorio. Il piano del lavoro di Cgil Cisl Uil, così come Obiettivo Basilicata 2012. Così come il reddito minimo di inserimento e reinserimento sono tre grandi intuizioni di una classe dirigente responsabile che ha fatto da volano a tante altre iniziative. Abbiamo anticipato tante altre regioni. Cosa significa questo? Che bisogna mettersi insieme e condividere quelle che possono essere le scelte fondamentali e rilanciare una Basilicata possibile. C’è ancora spazio? Si”
Nino Cutro
Diversa l’analisi dell’Osservatorio della Uil.
Vi proponiamo l’intervista che a “Ufficio Stampa Basilicata” ha rilasciato il segretario regionale, Carmine Vaccaro.
“Dall’analisi dei dati dell’Inps confrontati con quelli del 2914 emerge che vi è, sì, una crescita ma – precisa Vaccaro – di assunzioni precarie, a tempo determinato e che dipendono sostanzialmente dalla presenza della Fiat.
L’azienda automobilistica torinese ha trasformato contratti a tempo indeterminato di circa 2mila unità. Ci sono poi miriadi di contratti a tempo determinato con contrato in somministrazione da agenzie che fanno emergere dati positivi ma si tratta sempre di contratti a termine. C’e’ un saldo negativo”.
-La vostra preoccupazione , ci pare di capire segretario Vaccaro, è che con il Jobs Act non ci siano garanzie future per i nuovi assunti?
“Appunto… E’ venuto meno la garanzia per il lavoratore di essere tutelato. Mi faccio una domanda molto semplice: cosa succederà quando il mercato dell’auto, com’è prevedibile, avrà una contrazione? Saranno assicurati gli stessi livelli occupazionali alla Sata.”
– Al netto dell’effetto Fiat, nel panorama occupazionale lucano ci sono elementi che possano far pensare ad una ripresa?
“Una piccola ripresa si registra nel turismo soprattutto nel Metapontino, considerando che siamo in piena estate. Il resto credo che sia sotto gli occhi di tutti: se la povertà aumenta, se aumenta il numero dei cassintegrati, siamo a 15mila unità che hanno perso il posto di lavoro: di quale ripresa parliamo? Quali sono le aziende che assumono? Il problema vero è che in Basilicata non esiste un tessuto industriale, imprenditoriale. Se esiste ha una certa fragilità”.
– Perché secondo lei?
“Perché una delle cose che non abbiamo è una infrastrutturazione materiale e immateriale che consentirebbe di portare le aziende in Basilicata”
– Cos’altro si dovrebbe fare per far diventare la Basilicata polo di attrazione dell’imprenditoria di fuori regione?
“Dobbiamo rendere la Basilicata più conveniente, più appetibile. Significa che bisogna mettere in condizioni le aziende di venire in Basilicata. Immagino: riusciamo a far pagare di meno la corrente elettrica alle aziende? Per farlo dobbiamo produrla. Come si fa a produrla? Utilizzando meglio il bosco e l’acqua….”
– E il petrolio no?
“Anche il petrolio. Su questo aprirei una parentesi: il petrolio produce più soldi e meno lavoro”.
– Ma più soldi non avrebbero dovuto produrre più lavoro. Dove si è sbagliato?
“Si è sbagliato nel non aver saputo coinvolgere in un processo di sviluppo le stesse grandi multinazionali che interagiscono in Basilicata…”
– Per una sorta di sudditanza della Regione o perché andava bene così?
“E’ una questione di relazioni, di connessioni. E’ una questione di classe dirigente. Sul petrolio c’è una moda: a chi la spara più grossa. Mi chiedo: forse perché qualcuno deve salvarsi la coscienza? Bisogna assumersi le responsabilità quando si è classe dirigente”.
-C’è la possibilità di recuperare?
“Abbiamo ancora 15-20 anni a disposizione perché il petrolio prima o poi finirà. Io ho lanciato l’idea della costituzione di un “fondo sovrano” con i soldi delle royalties del petrolio, dell’acqua, del bosco. Ogni euro può produrre un euro e settanta se investito bene. Basta vedere cosa accade in Norvegia, in Alasca.
– Questa proposta l’avete fatta come sindacato alla Regione?
“Certamente con la venuta di De Rita. Abbiamo presentato documentazione”
– Abbiamo l’impressione che lei sia convinto che la Regione non ascolti i sindacati. Non a caso ha riproposto di recente la questione della concertazione sociale, di un partenariato moderno.
“Io sono preoccupato. Nei prossimi sette anni per la programmazione europea arriveranno tre miliardi di euro. Noi insieme a Cgil e Cisl abbiamo fortemente lanciato l’idea che bisognava smettere di utilizzare questa risorsa nella logica della distribuzione a pioggia. Bisogna dare un’anima a questi fondi: per noi è l’occupazione, il lavoro. E’ una delle ultime chance che abbiamo a disposizione. Per fare questo ci vuole il pieno coinvolgimento, e non solo nella fase di elaborazione, del partenariato economico e sociale di questa regione”.
– Secondo lei, Vaccaro, qualcosa deve farsi perdonare anche la classe imprenditoriale?
“Quali sono le aziende che oggi riescono a vincere la concorrenza del mercato globale? Quelle poche che hanno saputo rinnovarsi, innovarsi. Hanno saputo mettere a disposizione gli utili per lo sviluppo”:
– Segretario, i giovani: molti vanno fuori dalla Basilicata. Pochi ne fanno ritorno.
“ E’ vero. Sono tremila i giovani che annualmente vanno a studiare fuori. Solo 600 tornano in Basilicata. Senza giovani non c’è futuro. Come risolvere il problema? Incominciando a parlare ai giovani, dicendo che un pezzo del loro futuro dipende da loro stessi. Abbiamo fatto degli errori nel passato: quando i giovani hanno voluto spendersi in un’esperienza imprenditoriale li abbiamo lasciati soli. C’è bisogno di creare l’Agenzia del Lavoro che riunisca tutti gli organismi esistenti e che possa accompagnare i giovani, chi ha perso il posto di lavoro, verso un percorso nuovo che produca occupazione”.
-Quando si parla di occupazione, di nuovi posti di lavoro, si guarda anche all’università che possa produrre lavoro. E’ possibile, questo?
“Il problema qual è? I dieci milioni di euro che la Regione mette a disposizione per l’università non devono servire per la spesa corrente. Devono servire per lo sviluppo reale, rapportandosi con il mondo produttivo. Guardo a quello che accade a Brescia dove si è creata una rete di rapporti tra università e aziende”.
– Per concludere, segretario, un elemento per dare speranza soprattutto ai giovani
“La Basilicata è un grande laboratorio. Il piano del lavoro di Cgil Cisl Uil, così come Obiettivo Basilicata 2012. Così come il reddito minimo di inserimento e reinserimento sono tre grandi intuizioni di una classe dirigente responsabile che ha fatto da volano a tante altre iniziative. Abbiamo anticipato tante altre regioni. Cosa significa questo? Che bisogna mettersi insieme e condividere quelle che possono essere le scelte fondamentali e rilanciare una Basilicata possibile. C’è ancora spazio? Si”
Nino Cutro