Quello dell’inquinamento del Pertusillo non è un fatto nuovo ma oggi il problema torna a corte e dopo il caldo, la proliferazione dell’alga cornuta, il cattivo funzionamento del depuratore della zona e il virus mortale riconosciute, rispettivamente ed in ordine, come cause della moria di pesci verificatasi ancora una volta nelle acque della diga salgono al banco degli imputati i metalli pesanti nonché un’elevata concentrazione di idrocarburi.
Inquinata la diga e torbide anche le acque della conoscenza!
Se da una parte i rilievi dell’Arpab escludono la presenza di petrolio nelle acque dell’invaso, dall’altro rilievi privati muovono in direzione completamente opposta.
In barba agli obblighi d’informazione derivanti dalla convenzione di Aarhus, che rende obbligatorio mettere al corrente la comunità nei casi di pericolo per la salute, negli anni si è sempre cercato di mettere a tacere le voci degli “allarmisti” che già chiedevano certezze, poiché, non si dimentichi, il Pertusillo fornisce acqua ad uso umano a Puglia e Basilicata.
È necessario fare chiarezza!
Le ultime analisi commissionate dal presidente dell’Epha e professore ordinario di geologia e sedimentologia dell’Università di Basilicata, Albina Colella, hanno rilevato le più alte concentrazioni d’idrocarburi mai misurate (559 mg/kg alla foce del lago e 122 mg/kg alla foce del torrente di Rifreddo); le analisi hanno ancora mostrato la presenza di metalli pesanti come: bario, zinco, rame, piombo, cromo, cobalto, boro, arsenico, alluminio, vanadio, manganese e ferro.
Svelato l’arcano, le polemiche non sono tacitate e cresce con esse la preoccupazione.