Spesso la trasgressione è la conseguenza (più o meno logica) della disobbedienza.
La naturale prosecuzione del non rispetto di una regola, di un precetto, di una legge.
O di qualcosa che non è scritto da nessuna parte e che tutti danno come un dogma naturale da rispettare.
Inutile chiedersi perché si trasgredisce e quali siano i motivi che spingono l’essere umano a varcare qualunque tipo di soglia, pur di mostrarsi unico e provocatore nella sua trasgressione.
In ogni sfera d’azione del comportamento umano è possibile ravvedere il senso della trasgressione.
E dunque in ogni azione è possibile trovare i segni, che il comportamento trasgressivo, lascia.
Uno dei segni più tangibili nel mentre scrivo questo articolo è composto da centinaia di migliaia di persone con un post-it sulla bocca.
Foto di queste persone di ogni sesso, razza, religione, professione e estrazione sociale si trovano sui maggiori quotidiani e su molti siti web.
E in questa fase di grande confusione democratica è una delle cose più trasgressive che si possano fare.
Quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti e questo simbolico gesto sta a testimoniare idealmente una protesta preventiva contro un disegno di legge, da tempo annunciato, e che in queste settimane sta tenendo sulle spine l’intero mondo dell’informazione e, di conseguenza, tutti i cittadini della Repubblica Italiana.
Lo chiamano ddl intercettazioni ed è un disegno di legge che mira a limitare potentemente l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche come strumento di indagine per perseguire i criminali.
Inoltre è prevista l’impossibilità, da parte della stampa e della televisione, di informare i cittadini su quello che sta accadendo. Infatti pubblicare le notizie, o per esempio lo stralcio delle intercettazioni, potrebbe costare caro sia all’editore, che pagherebbe una multa molto salata nell’ordine delle centinia di migliaia di euro, sia al giornalista, per il quale addirittura è previsto l’arresto.
Eppure, appellandosi all’amata privacy, la maggioranza composta da PDL e Lega Nord sta alacremente lavorando per blindare il testo del ddl che, dopo l’esame delle commissioni parlamentari, sarà approvato, molto probabilmente, con il solito voto di fiducia.
Il risultato finale sarebbe drammatico sia per la giustizia che per l’informazione.
La prima impossibilitata ad avviare indagini. La seconda impossibilitata a svolgere il ruolo democratico per eccellenza: informare i cittadini.
Praticamente se questo testo fosse già in vigore non ci sarebbe nessuna indagine su tutti gli scandali venuti alla luce nell’ultimo anno che, come sapete, hanno avuto inizio proprio grazie alle intercettazioni telefoniche. Inoltre nessuno di noi conoscerebbe l’esito dei procedimenti, poiché, come prevede il ddl, queste tipologie di notizie sarebbero configurate come reato..
La parola d’ordinanza, dovesse, il ddl, passare così come è stato previsto, è SILENZIO.
Silenzio giudiziario. Silenzio mediatico. Silenzio assoluto.
In una società in cui solo ciò che si vede (e al massimo si legge) corrisponde al vero, appare chiaro che tutto ciò che non si vedrà e non si leggerà è come se non esistesse.
Ma si può mai essere d’accordo e accettare passivamente una presa di posizione così chiaramente antidemocratica da parte del nostro governo? Assolutamente no. Chiunque ama la libertà di informazione e quella d’indipendenza dei giudici deve protestare contro questa presa di posizione. Ed anche noi nel nostro piccolo vogliamo sollevare la problematica, dedicando alla questione la nostra copertina.
Per chiudere una riflessione.
Durante una recente visita in Italia, il sottosegretario alla Giustizia degli Stati Uniti d’America, Breuer, ha voluto rimarcare la necessità che nessun disegno di legge limiti l’ottimo lavoro svolto dai magistrati italiani e di conseguenza anche l’operato della stampa.
Ovviamente parole sprecate e gettate al vento. Come le nostre. Come quelle di centinaia di migliaia di cittadini italiani. Silenzio per favore.