Le ricerche di petrolio e idrocarburi in Basilicata potranno riprendere. Lo ha stabilito il Tar lucano, bocciando un provvedimento della Regione che aveva invece decretato una moratoria di due anni a nuove trivellazioni. Nello specifico i giudici amministrativi hanno dato ragione alla società statunitense Aleanna Resources che aveva presentato richiesta di compiere trivellazioni per nuovi pozzi nella zona dell’Alto Bradano, in provincia di Potenza. Viene ribaltata così una linea degli enti locali, molto critici verso la possibile trasformazione della Basilicata in una sorta di Texas italiano. Alcune forze politiche, in primis il Movimento 5 stelle, hanno già chiesto che la regione presenti nuovamente appello alla magistratura per fermare le ricerche geologiche.
Il provvedimento oggetto della causa davanti al Tar risale al 7 giugno 2013, precedente dunque al decreto «Sblocca Italia» con il quale il governo aveva di fatto tolto alle Regioni la competenza sul rilascio di queste autorizzazioni. La prima domanda della Aleanna Resources, invece, risale al 2006: la pratica era passata da una serie di tavoli istituzionali, tra cui la Soprintendenza ai beni ambientali che aveva dato parere favorevole. Lo stop era giunto proprio dalla Regione la quale aveva negato la firma d’intesa con il ministero dello sviluppo economico, sette anni dopo la presentazione della domanda. Per la Regione la richiesta andava bocciata perché in contrasto con i pareri espressi dai comitati locali e perché un ulteriore sviluppo della produzione di idrocarburi sarebbe stata in contrasto con le direttive nazionali che prescrivono la diversificazione delle fonti. La società americana aveva ribattuto che la sua richiesta riguardava semplici ricerche geologiche e non attività estrattive; anche se la Basilicata viene unanimemente considerata il giacimento più grande dell’Europa continentale, stimando che nel sottosuolo ci siano circa 400 milioni di barili di petrolio.
Fonte: Corriere.it