In un famosissimo commento sugli italiani Winston Churchill si pronunciò nella seguente maniera:
“Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti.”
Molti decenni ci separano dal 25 luglio 1943 e dal successivo 8 settembre, eppure sembra che questo tratto distintivo dell’identità dell’italiano medio, che preferisce obbedire piuttosto che pensare, è ancora molto presente.
Basta osservare quello che accade oggi nella nostra democraticissima Italia.
Le riunioni di Governo si svolgono nelle tenute del premier. In Parlamento si va un paio di volte a settimana solo per votare la fiducia a qualche decreto. La Corte Costituzionale ridotta ad un manipolo di eversivi terroristi. Il Capo dello Stato un servo dei Comunisti.
Mentre l’occidente, Italia inclusa, vive una crisi economica drammatica l’agenda politica vede presenti sempre gli stessi argomenti: riforma della giustizia, riordino della legge sulle intercettazioni telefoniche, riordino dell’assetto costituzionale in chiave presidenzialista.
Intanto centinaia di migliaia di famiglie sono allo fame. Il PIL annuale è andato sotto quasi del 6%. E il debito pubblico continua a volare verso i 1800miliardi di euro.
Nel frattempo si scopre che i grandi appalti sono concessi a trattativa privata poiché sempre in somma urgenza, e guarda caso sempre allo stesso gruppo di amici. O che i fondi FAS, da destinare alla aree sottoutilizzate, servono a rinnovare il parco dei battelli della compagnia di navigazione del lago di Como. Area palesemente sottoutilizzata. Che Alitalia resta nostra solo nella quota del suo immenso debito accumulato. Mentre i profitti passano alla CAI. Consorzio di grandissimi imprenditori italiani. Per fortuna rimane la scuola. Una grande riforma l’ha ridisegnata a misura per gli italiani. Meno ore, meno docenti, meno aule per tutti. Un’autarchia culturale capace di rinnovare lo spirito patriottico. E con i risparmi recuperati dai tagli al sistema scolastico, il monumento che salverà la nostra identità democratica. Il simbolo della nuova Italia. Il ponte sullo stretto di Messina.
6.000.000.000 di euro per sancire anche territorialmente l’unità d’Italia e degli italiani.
Infine il grandioso progetto del Federalismo fiscale. Le regioni finalmente potranno godere quasi interamente del loro gettito fiscale. E il principio costituzionale della solidarietà, con la nuova riforma, sarà sostituito con lo slogan federale “Chi più ha, più avrà. Chi meno ha, meno avrà”.
C’è materia a sufficienza per indignarsi tutta la vita.
Ma per farlo servirebbe un’identità ben precisa.
E’ l’identità che spetta ad ogni uomo democratico fatta di diritti e di doveri.
E’ l’identità sancita nella nostra Costituzione, quella del Cittadino.
Ma purtroppo, è un’identità che abbiamo smarrito.