Confermano – sostiene Vaccaro – che “l’unica occupazione da noi è precaria. Infatti su 19.247 assunzioni 13.419 sono a tempo determinato e 5.767 a tempo indeterminato a cui si aggiungono 261 contratti di apprendistato. Se poi si confrontano con le cessazioni, vale a dire i licenziamenti (13.117 sempre nei primi quattro mesi) il quadro – precisa Vaccaro – è ancora più chiaro e allarmante tenuto conto che le cessazioni dei contratti a termine sono 8.981 quelle dei contratti a tempo indeterminato 3.890 e per l’apprendistato 246”.
Questi dati confermano, secondo il segretario generale della Uil di Basilicata, il giudizio negativo sulle politiche occupazionali che il sindacato ha già espresso, ritenendo che senza investimentiè difficile recuperare il gap con gli altri paesi.
La mancata definizione dei ruoli che dovranno svolgere le Regioni e la nuova Agenzia Nazionale rischia inolstre, secondo Vaccaro di non dare certezze dal punto di vista normativo, finanziario e strumentale mettendo addirittura a rischio gli stipendi degli operatori dei Servizi per l’impiego
Sia sugli aspetti legati agli ammortizzatori sociali che rispetto alle nuove tipologie contrattuali e, soprattutto sul demansionamento, resta un’impostazione che sposta il baricentro degli interventi verso l’azienda. In sostanza, si ritiene che la crescita economica e occupazionale passi, in gran parte, dall’unilaterale decisione dell’impresa.
In questo quadro va letto il decreto di riordino della cassa integrazione che, pur con l’apprezzabile estensione (ancora parziale) alle piccole imprese indebolisce il sistema di tutele del lavoratore.
Si riduce, infatti, la durata massima della cig e si cancella la cassa straordinaria per cessazione. Ciò si aggiunge a due aspetti che sono già “realtà”: la fine della Cassa e della mobilità in deroga nel 2016 (peraltro già fortemente ridimensionata!) e la fine dell’indennità di mobilità dal Primo gennaio 2017. In particolare quest’ultima prestazione comporterà un’ulteriore riduzione dei costi aziendali (0,30%) che si aggiungeranno agli “sconti” che il Governo prevede con la riduzione delle aliquote sulla Cig (circa 0,20%) per un totale di oltre 800 milioni di euro.
Risultato: meno prestazioni sociali, nonostante l’aumento della durata della naspi (per alcuni lavoratori).
Pur apprezzando in parte l’intervento per risolvere la questione Naspi ai lavoratori stagionali del turismo, che sana parzialmente e temporaneamente (vale solo per il 2015) un’ingiustizia e un errore che il Governo aveva fatto con il precedente decreto Naspi di Febbraio, non si capisce – sostiene Vaccaro -perché escludere da questo “rimedio” altre decine di migliaia di lavoratori stagionali che operano in altri settori: oltre 300.000 lavoratori stagionali, dal 2016, avranno meno tutele di prima della riforma Renzi.
L’analisi del segretario della Uil di Basilicata prosegue.Sul decreto “Tipologie contrattuali” l’impostazione di spostare il baricentro decisionale verso l’impresa non cambia: la flessibilità in entrata (oltre quella in uscita) diventa sempre più svincolata e deregolamentata. Nonostante le roboanti affermazioni sul superamento della precarietà, in sostanza ci troviamo con un contratto a termine sempre più facile e senza condizionamento (motivazione) – stessa cosa per la somministrazione – e con un’evidente incentivazione al ricorso dei voucher.
In particolare colpisce come, nei fatti, le ”collaborazioni” non vengano immediatamente eliminate non solo per eventuali accordi sindacali, ma per la sostanziale riduzione dei “paletti” che definiscono la genuinità della stessa collaborazione. Sarà sempre più complicato dimostrare, da parte del lavoratore, la non genuinità della collaborazione stessa. La stessa sanatoria/stabilizzazione per le collaborazioni e per le partite Iva sarà, inevitabilmente, condizionata, in positivo, dalla certezza del permanere dei forti incentivi (decontribuzione).
Gravissimo, invece, aver introdotto la legalizzazione del demansionamento, poiché non si limita l’eventuale utilizzo di questa possibilità laddove ci siano accordi per riorganizzare la forza lavoro nell’impresa (con le garanzie previste dal codice civile) ma si consentirà, tramite accordi individuali, un demansionamento con effetti sulla categoria, l’inquadramento e la retribuzione.
Inoltre, il dato che emerge dalle richieste di ore di cassa integrazione indica che il fabbisogno delle imprese di questo strumento cresce rispetto al mese precedente ( + 7,1%) al netto della continua diminuzione della cassa in deroga dovuta dall’ormai strutturale “fermo” amministrativo degli stanziamenti del Governo. Il mese di maggio risulta come il più cassaintegrato dall’inizio dell’anno. Continua a crescere la Cassa straordinaria ma, fatto nuovo, è la ripresa della Cassa Ordinaria, come se nuove imprese si affacciassero nel panorama della crisi. Un allarme viene anche dalla crescita delle domande di disoccupazione (aspi) di aprile che aumentano in un mese di quasi 10.000 unità con il possibile travaso verso l’inoccupazione di lavoratori di imprese che non possono più utilizzare la Cassa in deroga.