Gli aspetti da esaminare – si legge in una nota congiunta – riguardano prima di tutto i rapporti e i contenuti della convenzione tra la Regione Basilicata e la casa di cura di Potenza e poi i problemi che potrebbero ricadere su pazienti e lavoratori del presidio sanitario lucano.
Un’altra questione, non meno importante, riguarda le eventuali implicazioni giudiziarie e politiche sulle istituzioni lucane: secondo fonti giornalistiche, tra gli indagati a piede libero, – ricordano i rappresentanti del M5S – risulterebbero anche due religiose lucane, suor Carla, al secolo Angela Maria Sabia di Avigliano e suor Gianna, al secolo Eleonora Bochicchio di Atella.
Va fatta piena luce sui fatti gravissimi contestati dai magistrati agli indagati e agli arrestati. Dalle carte emerge che la Congregazione Opera Don Uva, era utilizzata “all’occorrenza per l’assunzione di personale al solo fine di soddisfare interessi personali e/o di esponenti politici o sindacali”. Va fatta chiarezza – chiede il M5S – sul reclutamento della figlia del direttore sanitario della sede di Potenza e sui contratti stipulati nel capoluogo lucano tra il 2007 e il 2011. Molto inquietante è l’intercettazione pubblicata dai giornali in cui l’ex direttore amministrativo dell’Ente Dario Rizzi, attualmente in carcere, parlando con il commercialista della struttura, che era alle prese coi ritardi nei pagamenti della Regione Basilicata, diceva: “Io gli ho fatto 80 assunzioni a sti signori (…) Uno per uno. Cioè a nome loro! Non è che gliel’ho fatte di cose mie che non conosco nessuno, che non me ne fregava niente”
Su tutte le questioni, per le quali è stato anche chiesto l’arresto del senatore Ncd pugliese Antonio Azzollini, ci auguriamo che il governatore Marcello Pittella spieghi subito ai cittadini lucani come stanno le cose e quali sono i rapporti tra la Regione Basilicata e la Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza rispetto alla convenzione in atto e ad eventuali altri accordi nel settore sanitario.
C’è da chiedersi, – proseguono gli esponenti del M5S – cosa ha fatto la Regione Basilicata mentre si produceva il grave buco economico di 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali nei confronti dello Stato, considerato che, secondo i magistrati di Trani, l’approfondita analisi della gestione dell’Ente prima del commissariamento ha individuato le cause del crac.
Il danno nei confronti dei contribuenti italiani è incalcolabile. Infatti, l’Ente ha sempre vissuto esclusivamente sui proventi delle erogazioni pubbliche derivanti dalle convenzioni con il servizio sanitario delle Regioni Puglia e Basilicata. Per incisoo – conclude la nota – questo peculiare aspetto costituisce oggetto di altro filone investigativo per una massiccia truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale.