Ogni Comune è stato invitato a ‘raccontarsi’ attraverso un oggetto capace di meglio rappresentare, in un contesto innovativo e internazionale quale Expo, il proprio territorio e la propria comunità, operando una scelta coerente con il tema di questa Esposizione. La città di Potenza, informa l’ufficio stampa del Comune – ha scelto di lasciarsi rappresentare dal ponte Musmeci, nel suo rapporto con il fiume e con il paesaggio urbano. Ci sono voluti diversi anni per progettare e realizzare il viadotto.
Oggi il ponte è sottoposto a un vincolo, riconosciuto monumento di interesse culturale, come accade alle opere d’arte. Ma per chi lavorò al cantiere si trattò soprattutto di un’impresa di innovazione. In quegli anni le maestranze locali non erano preparate a un progetto simile: forme, calcoli, prove di carico, realizzazione, tutto fuori dal consueto. Decisero che sarebbe stata un’opportunità. E così impararono, passo dopo passo, seguendo le istruzioni del progettista e persino del maestro d’ascia fatto arrivare dai cantieri navali del nord. Quel ponte somigliava quasi più a una nave, o a un aereo magari. Negli anni è stato visitato da ingegneri, matematici, architetti da ogni parte del mondo.
Niente, però, lo spiega meglio dello stupore del cittadino che lo attraversa nella sua pancia: un camminamento mai completato, ma che consente di percorrere le membrane sottilissime del viadotto, al di sotto della strada e sopra l’acqua.
“La scelta è funzionale alla necessità di innovarsi da parte della città e della sua comunità” spiega l’assessore alla coesione territoriale. “Una città, e la comunità che la abita, deve saper scovare possibilità. Senza rinunciare all’esistente, alla tradizione, ai riti dell’identità. Bisogna anche saper osare, per guardare al futuro con fiducia”. L’opera si intitola ‘I tre elementi’.