La storia che voglio raccontare è una storia vera, e ahimè contemporanea.
I protagonisti sono due economisti: Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.
Questi due “illustri” studiosi di Harvard nel 2010 hanno pubblicato un lavoro dal titolo “Growth in a time of debt” (La crescita in tempo di debito). Il risultato principale di questo studio affermava una cosa molto semplice: i tassi di crescita mediana per i paesi con debito pubblico superiore al 90% del Pil sono all’incirca dell’1% più bassi, anzi, addirittura risulterebbe che i Paesi con un rapporto debito/Pil al di sopra del 90% hanno un tasso di crescita medio leggermente negativo. Tradotto, per i non addetti ai lavori, significava che tutte le nazioni con soglie di debito superiore al 90% del PIL, e dunque anche l’Italia, dovevano rassegnarsi a vedere il segno meno davanti all’indicatore della crescita.
Il problema, reale e di tutti noi, è che lo studio di “Reinhart & Rogoff” è alle base della gran parte delle scelte recenti adottate in Europa in tema di politiche economiche; è insomma la giustificazione teorica della lotta al debito pubblico, (identificato come “nemico principale” della crescita), è la giustificazione pratica alle politiche di austerity. Quanto detto è dimostrato dal fatto che in ogni discussione sulla grave crisi che stiamo vivendo, la ricerca di Reinhart e Rogoff, è stata citata sistematicamente a giustificazione delle politiche economiche adottate. Un esempio chiaro e lampante di queste citazione, e che vi riporto sotto, è quanto ebbe ad affermare Olli Rehn: “È ampiamente riconosciuto, sulla base di seria ricerca scientifica, che quando i livelli del debito pubblico salgono oltre il 90% tendono a presentare una dinamica economica negativa, la quale si trasforma in bassa crescita per molti anni.” E’ evidente il richiamo allo studio dei due economisti americani. E’ evidente come, l’ex calciatore finlandese e attuale Commissario Europeo per gli affari economici e monetari e vice presidente della Commissione Europea, utilizza lo studio come indiscutibile base scientifica.
E’ importante capire che questo non è solo un documento di studio su temi economici letto, noiosamente, da qualche centinaio di lobbisti sparsi sul pianeta. E’ fondamentale capire che è a causa del valore scientifico affidato a questa ricerca che In Italia, e in gran parte dell’Europa, si sono decise le azioni di politica economica e monetaria.
E’ “sull’indiscutibile base scientifica di questo studio” che abbiamo ratificato, senza nemmeno dedicare un’adeguata riflessione, l’EuroPlusPact, il Fiscal Compact, l’adesione al MES, il pareggio di bilancio in Costituzione; è “sull’indiscutibile base scientifica di questo studio” che in Italia si sono tagliate o dilazionate pensioni di individui oramai avanti negli anni e con poche prospettive sul mercato del lavoro, è stata ferocemente tassata la proprietà della prima casa, si è aggredito definitivamente il mercato del lavoro depotenziando protezioni e sicurezza per le giovani generazioni; e, sempre a causa dell’ “indiscutibile base scientifica di questo studio” che oggi decine di imprese falliscono, centinaia di persone si suicidano, la disoccupazione è a livelli insostenibili e la liquidità monetaria è totalmente scomparsa.
Se in Grecia circa 400.000 bambini soffrono la malnutrizione e se per riscaldarsi, i greci, sono tornati ad abbattere i boschi; se in Italia la povertà ha raggiunto numeri simili agli anni post bellici e la gente rinuncia a tutto, in primis a curarsi, tanto che Emergency aprirà un ospedale in Sicilia, è sempre a causa dell’ “indiscutibile base scientifica” dello studio di “Reinhart & Rogoff”.
E poi. E poi succede che, grazie al lavoro serio e puntuale di un giovane studente americano, Thomas Herndon, si scopre che lo studio è completamente sbagliato. Si scopre che gli “autorevoli” studiosi hanno effettuato, forse anche volontariamente, un’esclusione selettiva di alcuni dati. Si scopre che due plurilaureati (veri non come Oscar Giannino) commettono uno sciocco errore nel codice di calcolo del foglio Excel utilizzato per lo studio!
Insomma, il modello economico imperante, perdente e distruttivo, nutrito di furore liberista, rigorista e reazionario è basato su di uno studio completamente ( e forse volutamente) sbagliato.
Uno sciocco errore di calcolo che muove le vite di milioni di italiani ed europei.
Uno sciocco errore di calcolo che ancora oggi giustifica il governo ad anteporre al benessere dei cittadini un artificioso numero percentuale.
Uno sciocco errore di calcolo che è anche un potente limitatore dei diritti dei cittadini e delle prerogative democratiche basilari garantite a tutti noi dalla nostra Costituzione.
Uno sciocco errore di calcolo che ha contribuito a generare l’austerità che, oltre ad essere una follia, è un crimine perpetrato contro tutti noi.