“Come era prevedibile la questione dell’ art. 3 della legge regionale n. 8/98 sulla disciplina delle strutture di assistenza agli organi di direzione politica ed ai gruppi consiliari ha generato un’ampia discussione, soprattutto sui social, fra i i quali colpisce la dichiarazione del consigliere regionale del M5s Giovanni Perrino. Per quanto mi riguarda rispetto le posizioni di tutti, ma credo che occorra sgombrare il campo dagli equivoci. Solo per questo motivo mi permetto di ribadire che la norma che veniva proposta non prevede nessun aumento del numero dei collaboratori per il presidente del Consiglio regionale, nessun aggravio di costi, nessuna assunzione clientelare di nessun dirigente.La norma che si propone permetterebbe soltanto di sostituire un comandato con un esterno, esattamente con le stesse modalità accettate ed utilizzate dai gruppi consiliari per dotarsi di personale. Per chi non lo sapesse, aggiungo che se un Gruppo consiliare o la segreteria particolare di un componente dell’Ufficio di Presidenza, o del presidente di una Commissione sceglie un dipendente di un altro ente pubblico, utilizzerà l’istituto del “comando”; in questo caso il Consiglio regionale rimborserà (come ha sempre fatto) all’ente di provenienza il costo del dipendente. Non è vero quindi che i comandi non hanno alcun costo, è vero invece che distacchi, comandi o assunzioni esterne (per tutti: Gruppi, Commissioni, Ufficio di Presidenza, ecc.) hanno un costo massimo disciplinato dalla legge, che non sarebbe affatto modificato dall’emendamento proposto da Cifarelli. Di conseguenza ogni considerazione ed obiezione di merito che si vuole fare su questa norma vale anche per i Gruppi consiliari.
Quanto alle modalità con le quali abbiamo discusso e varato la manovra finanziaria, vorrei ricordare che non tutti gli emendamenti sono passati al preventivo esame delle Commissioni; come certamente ricordano i consiglieri, per garantire le minoranze nella discussione sulla legge di assestamento fatta ad agosto ho evitato che il maxiemendamento della Giunta facesse decadere gli emendamenti soprattutto delle minoranze, attivando il il meccanismo della riproposizione in Consiglio. Ed anche qualche giorno fa, in sede di esame della legge di stabilità, come è facilmente desumibile dagli atti è stato possibile chiedere in Aula la riproposizione degli emendamenti che in alcuni casi sono stati presentati direttamente in Aula. Per modificare questa prassi, verificare la compatibilità finanziaria e la legittimità amministrativa di ogni emendamento, a suo tempo è stata proposta una modifica del Regolamento che viene definito ‘ammazza emendamenti’ ma in realtà è solo un modo più trasparente di arrivare alla formazione della decisione legislativa. Le regole proposte ovviamente varrebbero per la Giunta e per i consiglieri. Quindi, tanto per essere chiaro, nessuno ha mai scaricato la responsabilità delle concitate fasi di approvazione degli emendamenti, con tanto di emendamenti (non solo uno, purtroppo) che al momento della votazione non erano stati distribuiti) sugli uffici, ma invece un ragionamento sulla prassi che con la proposta di modifica al Regolamento si voleva cambiare. Ribadisco anche che il ritiro delle modifiche al Regolamento nella seduta del 18 novembre 2014 non ha visto il mio voto favorevole.
Ribadisco infine di non aver mai detto che il taglio dei costi è stato fatto solo da noi. Alcune scelte sono state fatte prima, altre le ha adottate, anche su mia proposta, il Consiglio regionale attuale”.
Piero Lacorazza
Presidente del Consiglio regionale della Basilicata